Ma è veramente ancora possibile lasciarli fare? Quanto ancora ci si può dimostrare accondiscendenti in cerca di perenne mediazione con l’esistente?

Venditori di sabbia nel deserto, queste lingue biforcute si aggirano seminando la loro menzogna. FIRMATE FIRMATE.

Una scorpacciata di consenso per il ponte, le imprese del Nord che entreranno nel progetto, e i politici che le avranno aiutate. In questi giorni, al villaggio UNRAA, contesse, città di Messina, un bachetto di Lega-Prima l’Italia raccoglie firme per chiedere di coprire il segmento del torrente S. Filippo che permetterebbe al Villaggio di avere una seconda entrata. Sì, perché al quartiere della zona Sud si può accedere da un’unica strada, da dove passano – oltre agli abitanti – i mezzi pesanti di diverse imprese di servizi e logistica e, da un po’ di tempo, anche i mezzi che depositano materiali di ogni sorta nel cantiere adiacente alle case ed al mare. Strano… in mesi e mesi di allarme sanitario ed ecologico non hanno emesso un fiato riguardo l’arsenico e le polveri sottili che si diffondevano nell’aria e nell’acqua… ora improvvisamente appoggiano una richiesta che gli abitanti del luogo fanno da decenni.

In apparenza è ancora piu strano che loro, che sventolano la paternità della mega-opera che stuprerà la nostra terra, sicuri che in estate – forse proprio da Contesse – apriranno i cantieri, chiedano un intervento già previsto dal progetto ponte!

Sappiamo infatti che, secondo il progetto, proprio da villaggio UNRRA avrebbe inizio il perforamento della terra per la nuova ferrovia che, attraverso due gallerie sub-urbane, giungerebbe all’impalcato del ponte. Ma di questo, nello sbandierare la loro nuova sensibilità per i problemi degli abitanti della zona, neanche una parola.

Indicato con marrone chiaro l’area del torrente S. Filippo già inclusa nel progetto ponte sullo Stretto.

Una nuova viabilità per il Villaggio UNRRA” recita il manifesto del loro rituale di menzogna, apponendo il camouflage della vox populi ai loro interessi milionari.

Manipolazione in due step: ingraziarsi gli abitanti del luogo insinuando nelle loro teste che, a fronte di veleni ed espropri, qualcosa di buono anche per loro c’è, nel progetto del ponte; poi, utilizzare gli stessi abitanti come leva per legittimare i cantieri. Ma con chi pensano di avere a che fare?! Hanno la pretesa di poter sempre imbrogliare chiunque con le loro belle parole…

Ma per chi chiedono questa “nuova viabilità”? Per ancora altre miriadi di camion stracolmi di materiale da cantiere che scorrazzeranno qui e lì per le strade? …tanto, comunque, tra espropriati e trasferiti forzati, saranno poche le persone che rimarranno in quartiere!

Continuano imperterriti a porsi come i mediatori del ‘ben vivere’, del futuro avvenire, unici interpreti di ciò che è meglio; cercano di costruirsi rifugio e legittimità dietro un “mandato popolare”, quello delle stesse persone che dai loro cantieri perderebbero di più. Dall’altra parte, intessono la narrazione del costantemente incipiente inizio dei cantieri; poi, subito dopo, qualche notizia smentisce e rimanda lo stupro a qualche mese dopo. Di estate in estate la corda della forca sembra stringersi sempre più al collo della gente.

Intanto, la narrazione da guerra ha lasciato spazio a un’organizzazione del controllo e della repressione nel contesto cittadino sempre più improntata agli scenari di guerra. La riorganizzazione del regolamento di polizia urbana e la richiesta di strumentazione da antisommossa per la polizia municipale ( in diretto riferimento ai prossimi cortei No ponte!) sono solo gli ultimi dei provvedimenti che stringono la città.

Vogliono convincerci in tutti i modi a consegnare i nostri luoghi di vita nelle mani di chi ne farà strazio a viso scoperto; in cambio di qualche briciola che non potremmo neanche mangiare, quando ci avranno tolto tutti i denti. Lo fanno attraverso le menzogne che ogni giorno propinano a mezzo stampa e/o telecamera, lo fanno attraverso la fame che impongono su luoghi e persone sempre più depredate, lo fanno con i loro banchetti raccogli firme, con il loro continuo caldeggiare il processo democratico colluso e pilotato da signori del cemento e della finanza, senza il quale non esisterebbe per loro alcuna possibilità di esistenza.

Ma è veramente ancora possibile lasciarli fare? Accettare tacitamente la prepotenza con cui impongono la loro squallida presenza? Quanto ancora ci si può dimostrare accondiscendenti in cerca di una perenne mediazione con l’esistente?

Diciamo NO alle loro luride menzogne! Non possono sempre averla vinta loro, non possono sempre fare tutto ciò che vogliono, soprattutto perché il loro volere è sempre e comunque contrario alla vita ed alla gioia.


CORPI DI GUARDIA E MENTI CARCERATE


Commentano giovani rivoltosx…

“La festa comincia male, diventa finalmente nostra. Ci prendono sempre tutto; ci riprendiamo qualcosa!”



Il dirigente del Comune di Messina Salvo Puccio con determinazione n° 2901 del 16/04/2024 indice il bando di assunzione per cento agenti di polizia locale con la mansione di istruttore. 

L’estendersi della necessità di personale di sicurezza e controllo sul territorio in un contesto normativo che si fa sempre più stringente e rivela la sua genetica fascista, travestita col nome “democrazia” è uno degli aspetti. Ma è molto curioso provare ricostruire uno dei fil rouge possibili che lega tra loro alcuni avvenimenti che ci piombano a cascata sulla testa, determinando il riassetto della polizia urbana nella città di Messina, anche. Risulta abbastanza confusionario ma, con il supporto del “senno di poi” (sigh!), si può abbozzare una ricostruzione dei fatti normativi e di concreta vita vissuta che hanno condotto, dal centro, al riassetto securitario di tutte le periferie. Il clima di guerra favorisce e lubrifica la possibilità di organizzare le regioni del regno in modo da creare compartimenti stagni controllabili, reprimibili e difendibili. 

Il “ddl sicurezza” non ha fatto altro che starnazzare un cameratesco “PRESENTE” al richiamo della società militare, di guerra. Poi, aggirando lo stesso sistema burocratico frutto del loro garantismo, il legislatore ha promosso l’applicazione dei suoi dettami in maniera diramata, locale. Così che i diversi comuni, soleccitati dalle prefetture e da sceriffi vari hanno incominciato, a catena, ad implementare regolamenti di gestione della sicurezza urbana che sempre di più hanno ricalcato la ratio del “ddl sicurezza”. I comuni hanno istituito diverse forme di “zone rosse”, confermando la totale possibilità di personalizzazione dell’apparato securitario che, da oggi, si cuce su misura dei corpi che intende colpire e criminalizzare. A coronare il sogno nazional-securitario il decreto che ha ammesso, seguendo la formula emergenziale, le caratteristiche sempre più repressorie messe in atto di governo in governo. Dimostrando subito il rinnovato clima repressorio, sempre più acuito, attraverso le modalità operative delle forze dell’ordine ed armate. I più recenti interventi intrisi di violenza nel contesto di alcune TAZ a Milano e Bologna, dove le squadre in divisa hanno provato a farsi strada a suon di lacrimogeni e vandalizzazione dei mezzi in uscita dalle aree circondate dagli agenti; il cuneo messo in opera dai reparti anti-sommossa durante il corteo con Gaza tenutosi a Milano che ha di fatti diviso il corteo in due; le repressioni durante le celebrazioni del 25 Aprile in diverse città d’Italia; tutte queste operazioni, che si diluiscono tra il tantissimo sangue già versato, riconfermano ancora una volta qual’è il pasto (avvelenato) che ci stanno giorno per giorno servendo in questo squallido banchetto. 

A Messina, nel frattempo la Prefettura sollecitava per la riorganizzazione del regolamento di polizia urbana e l’identificazione, da parte del Comune, di aree considerate “sensibili” ove il provvedimento del DACUR (divieto d’accesso urbano) sia considerato facilmente (termine giuridicamente profano) applicabile. Aree considerate particolarmente sotto attacco del degrado e che necessiterebbero della disinfestazione dei marginalizzatori e, così, la solitudine avanza. Preventivamente si è provveduti al riassetto di molti degli aspetti, tanto amministrativi quanto operativi, delle forze di polizia urbana in servizio sul territtorio. Si procede all’assunzione di nuovi agenti ed a somministrare nuove tipologie di addestramento per meglio inserirsi nelle nuove forme di servizio previste per questa forza di polizia sul territorio urbano. Aggiornato il regolamento di polizia urbana si richiede l’implemento di dotazione agli agenti della polizia municipale, fornendo scudi anti-sommossa, guanti con nocche rinforzate, caschi a visiera lunga, torce tattiche, ma soprattutto “adeguata formazione”. I kit speciali sono 40 ed più si aggiungo 10 kit specificatamente pensati per l’applicazione delle misure previste dal trattamento sanitario obbligatorio.  Il tutto giustificato dalla più recente manifestazione No ponte che ha visto le strade di Messina attraversate da persone che non partecipavano ad una liturgia come un’altra, ma che, con determinazione, squarciavano lo status quo che affligge la quotidianeità di queste latitudini. Si è speso troppo tempo a quantificare i millilitri di vernice spray applicati sui muri di questa grigia città e non più di un niente alla considerazione di quanto avviene ex-post. 

Partendo dai provvedimenti del consiglio comunale messinese, che si prefigge di implementare la sinergia con la questura nella gestione dell’ordine pubblico, vengono più volte menzionati i fatti del Carnevale Noponte e si chiama a gran voce l’isolamento. Infatti, per i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia e Lega le prossime manifestazioni contro la mega-opera dovrebbero avvenire “nell’inutile parcheggio d’interscambio di San Licandro”, zona pre-collinare del messinese.  A parte l’aggettivo “inutile” riferito ad un’opera del comune all’interno di uno stesso provvedimento comunale che di per sè delinea il carattere tragi-comico della questione, resta predominante l’esercizio di cieco e sommario potere da parte dei soggetti istituzionali coinvolti, che nella loro continua ricerca di centralità da opinionisti si dimenticano il proverbiale “contare fino a dieci”.

Le mosse politico-istituzionali che ricalcano la stretta penale dei provvedimenti “sicurezza” non terminano qui, infatti in ordine cronologico, subito dopo la delibera comunale sopra citata, il comune messinese approva il già menzionato nuovo regolamento di polizia urbana, implementando una personalizzata e zanclea forma di “zone rosse”. E se, precedentemente, si era già imbastito il bando di conocorso per l’assunzione di nuove guardie del castello, adesso si prepara la ciliegina sulla torta con la previsione di ulteriore attrezzatura e formazione.  Se la tipologia di attrezzatura non lascia spazio alla fantasia circa le rinnovate intenzioni del grande controllore Giardina (capo della polizia municipale messinese), qualche dubbio circa “l’adeguata formazione” forse bisognerebbe porselo. Certo ad utilizzare sti scudi e sti manganelli sappiamo bene chi lo insegna, essendo la polizia di stato incaricata alla gestione dell’ordine pubblico, soprattutto quello a cui fanno riferimento nella loro cieca corsa alla militarizzazione totale. Ma si potrebbe dedurre una qualche forma di collegamento tra le nuove assunzioni e le auspicate funzioni che dovrebbero ricoprire; se poi si aggiunge che una buona percentuale di posti per questo tipo di concorsi è riservato a persone che hanno partecipato a programmi come vfp1 (volontario in ferma prefissata per un anno), vfp4 (volontario in forma prefissata per quattro anni) o affini, si può presto intuire che tipo di preparazione pregressa è favorita e gradita.  

Un salto a ritroso lo si può proporre qui, tornando alla scorsa stagione fredda, quella del 2024, quando la città di Messina sembra improvvisamente invasa da quantitativi di crack senza precedenti. Ogni fine settimana il servizio giornalistico dedicato ai risultati dei controlli sul territorio il termine “crack” spopola nella cronaca locale. Il culmine si raggiunge quando, scoperta l’america nella bacinella, ci si accorge che “i giovani” si drogano! Ma cosa ancora peggiore, lo fanno a cielo aperto e non nella suburbe dove tradizionalmente si immaginano collocate reiette e rietti, mettendo così costantemente a rischio la narrazione di una città tranquilla, esente da disperazione ed abbandono umano/sociale. Non in queste righe si vuole avanzare una riflessione sul clima sociale che ha permesso il tracollo di una comunità appesa ad un filo e certamente non è individuabile, il collasso sociale, nello schioppettare di queste pietre nelle pipe, ma certamente molto più in là, forse questa è solo una conseguenza. Ed, a scanso di equivoci, non vi è alcuna moralizzazione circa la ricerca di un’istante di serenità in questa o quell’altra sostanza. Fanculo l’antidoping! Il dato allarmante fu il sempre più intenso rapporto sinergico degli agenti di polizia municipale con quelli delle varie forze dell’ordine ed armate. Infatti, posti di blocco della municipale sempre affiancata da personale di polizia di stato, guardia di finanza o arma dei carabinieri; pattugliamenti congiunti; eccetera. Insomma un ménage à trois di sbirri. 

L’attuale amministrazione a guida Basile segue pedissequamente i passi già percorsi dalla precedente genitore. Gia con la precednete amministrazione De Luca si avvertiva l’elevazione del corpo di polizia municipale a guardie personali dell’allora sceriffo che dichiarava arresti agli sbarchi delle navi traghetto durante la dichiarata pandemia e le misure di chiusura implentate, appunto, attraverso diversi decreti. Chi abitava Messina in quel momento potrà nitidamente ricordarsi le foto pubblicate sui social dall’allora sindaco di sex toys e profilattici rinvenuti nelle diverse case d’appuntamento dove i suoi agenti municipali irrompevano con la stessa prepotenza che tutto il mondo, ogni giorno, già è capace di dimostrare a chi abita i contorni di questo terribile buco nero. 

Non era più evidentemente possibile concepire le forze di polizia municipale come l’ennesimo bacino per assunzioni di amici e parenti che faceva possibile l’immagine goliardica dell’agente municipale come un carapace della sorveglianza. Aumentano le ronde e la possibilità di presidiare sempre maggiori porzioni di territorio, sempre e soprattutto in vista della massiccia opposizione alla cantierizzazione delle rive dello Stretto, dicono.


Commenta Giardina: “L’operatore rischia […] servono almeno i caschi. Sono dispositivi di sicurezza e protezione, certo non vogliamo trasformarci in una polizia in stile sudamericano”…. che vorrà dire?!


E così, ringalluzzito l’umore di questi mai percepiti come sbirri, adesso vengono definitivamente inseriti nel grande pastone del braccio armato dello Stato, anche qui, nella sghignazzante città di Messina. 




“IL LORO GRIDO È LA MIA VOCE”- Poesia da Gaza

|MESSINA|

DOMENICA 18 MAGGIO| ORE 15:00| FORTE S. JACHIDDU (ME)| in “CONTRO LA CITTÀ CANTIERE”


“IL LORO GRIDO É LA MIA VOCE”- Poesia da Gaza

“SE DEVO MORIRE, TU DEVI VIVERE, PER RACCONTARE LA MIA STORIA”

Ancora. E ancora e ancora e ancora e ancora …

Altrimenti niente più ha senso…e mai più ne avrà…

Che le poesie, le parole prese dal testo a cui facciamo riferimento, da Gaza, vengano seminate, dette, urlate, agite per come possiamo, a questa nostra latitudine, con questi seppur goffi inadeguati mezzi e tentativi….che ciò che in Palestina si paga con la vita, voglia, debba diventare storia …”filo bianco ” tra loro e noi….

Che questa azione fatta di parole a cui noi possiamo e dobbiamo dare il fiato possa ripetersi ancora e ancora e ancora , passare di bocca in bocca , scalfire , fecondare…. Domenica e poi di nuovo e di nuovo..ancora ed ancora

FREE PALESTINE!


CONTINUIAMO A SCRIVERE AD ALFREDO!

Riceviamo e diffondiamo:

Ciao a tutt*: gli aggiornamenti che ci arrivano sulla situazione del compagno Alfredo Cospito descrivono un evidente inasprimento delle condizioni già di per sé aberranti della reclusione in 41-bis. Da alcuni mesi, Alfredo sta affrontando una progressiva limitazione nelle già esigue possibilità di vivibilità del regime detentivo a cui è stato assegnato dal 2022, tra cui il blocco praticamente totale della corrispondenza da/per l’esterno, l’impossibilità di accedere alla biblioteca interna (autorizzazione che Alfredo aveva avuto dalla Direzione), il blocco dei libri regolarmente acquistati in libreria tramite il carcere (come prevede il regime del 41-bis) e di altri beni, come farina o indumenti, di uso quotidiano. Tutto ciò avviene, guarda caso, in coincidenza con la condanna in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio del sottosegretario alla giustizia Delmastro (proprio per la vicenda delle intercettazioni ambientali, divulgate in Parlamento da Donzelli, delle conversazioni tra Alfredo e gli altri reclusi che all’epoca facevano parte del suo “gruppo di socialità”). Altre “coincidenze” che viene da pensare possano avere il loro peso in questa vicenda sono le dimissioni a fine del dicembre scorso del direttore del DAP, Giovanni Russo, che aveva testimoniato non proprio a favore di Delmastro nel processo a suo carico e, ancora guarda caso, il ritorno al comando della sezione 41-bis di Bancali del graduato dei GOM che era stato trasferito proprio per il suo coinvolgimento nella faccenda delle intercettazioni. Rilanciamo quindi l’appello che diffondemmo l’anno scorso in merito alla corrispondenza indirizzata ad Alfredo, come primo passo perché riacquisti incisività e costanza la mobilitazione per strappare Alfredo dall’isolamento e per continuare a lottare contro l’ergastolo e il 41-bis.

CONTINUIAMO A SCRIVERE AD ALFREDO!

È importantissimo continuare a scrivere al compagno Alfredo Cospito, tuttora in 41bis nel carcere di Bancali (Sassari). Il lavoro certosino (e spesso francamente incomprensibile e contraddittorio) dell’ufficio censura, insieme al pressapochismo tipico delle patrie galere e all’inaffidabilità delle poste italiane (strumento sempre più spesso appannaggio esclusivo delle comunicazioni galeotte), rende fortemente consigliato l’invio della corrispondenza attraverso sistemi tracciabili quali la raccomandata (anche senza ricevuta di ritorno) o la “Posta 1”. Il tagliando e il codice di tracciabilità permettono di conoscere lo stato della spedizione e intraprendere poi l’iter burocratico per cercare di sbloccare la corrispondenza, dato che gli agenti non sempre rendono noti i trattenimenti e la posta spesso semplicemente scompare. Invitiamo quindi tutti i solidali a scrivere e ad inviare scansione o foto dei tagliandi (o comunque dei codici di tracciabilità) alla Cassa Antirep delle Alpi Occidentali, che si incaricherà di raccoglierli e inviarli all’avvocato di Alfredo per fare i dovuti ricorsi e recuperare quante più lettere possibile. La solidarietà è un atto concreto, non lasceremo mai Alfredo da solo nelle mani dei boia di Stato: sommergiamolo di affetto anche attraverso lettere e cartoline!

L’indirizzo per scrivergli è: Alfredo Cospito C.C. “G.Bacchiddu” Strada Provinciale 56, n°4 Località Bancali 07100 Sassari

mentre per inviare le vostre ricevute: cassantirepalpi@autistici.org Contro tutte le galere!

Cassa AntiRep delle Alpi occidentali


VOGLIO UN MONDO SENZA CARCERE

VOGLIO UN MONDO SENZA CARCERE
Serata benefit contro tutte le galere, cassa anticarceraria vumsec.
3 Maggio Palestra Lupo, Catania.

H 18.00 Selecta Hip Hop
Giusè x Niero (PA)

H 20.00
Cena sociale

H 21.30 live hip hop
K19 Tribe (PA)
Giusè x Niero (PA)
Peppe Serpe x RBN Hood (CT)
Shili (ME)

Dj set Tekno
Mk-Bastard-Rat (PA)
Shili (ME)


“Adesso non si scherza più”

Riceviamo e diffondiamo:

Come un corteo di carnevale, con carro, maschere e coriandoli si trasforma in un attentato terroristico.

“Quel pessimo scherzo di Carnevale che indigna e offende Messina”;

“Cavernicoli e antisemiti”;

“La battaglia contro il Ponte utilizzata per far casino e aggredire i poliziotti”;

“Contro il progresso e a sostegno dei terroristi”.

Che il terreno fosse accidentato era facile da intuire, ma fossero le strade già spianate non servirebbe aprirne di nuove. Invece difficile era intuire che un corteo carnevalesco avrebbe provocato una canea mediatica talmente feroce da sfornare in poco tempo centinaia di articoli per attaccare un corteo di 300 persone.

“…mi chiedo in cosa la nostra società abbia sbagliato, nel produrre soggetti che, privi anche del minimo senso civico, colgono ogni occasione per offendere, aggredire, fare violenza…Che fine hanno fatto i valori che si insegnano nelle scuole?”

Vent’anni di controversie sul ponte hanno destato enorme attenzione negli ambienti siciliani del cemento e dal malaffare che sulla sua costruzione e i suoi indotti hanno solo da guadagnare, inoltre i rubinetti aperti del governo erogano già fondi per consulenze ed appalti che vanno difesi.

A discapito dei clichè, la prima voce ad alzarsi a protezione degli interessi di pochi non sono dei botti, ma la macchina del consenso. Ormai tramontata l’era dei media mainstream, l’informazione si snoda tra vari blog e social. Loro è il compito di alzare la tensione, loro è il compito di mettere in moto la macchina del fango. Ed è così che un paese impoverito culturalmente mostra il livello di miseria intellettuale in cui è ridotto, privo di bussole ed ideologie spolverato da una superficiale patina di democrazia liberale non può che dar luogo a discorsi pedagogici che assomigliano sempre di più a quelli da bar…

Farlo dove si concentra un interesse strategico nazionale funge da amplificatore, quindi se la presa di posizione di Salvini è ormai un obbligo del sabato sera, il coinvolgimento di Piantedosi dimostra, se ce ne fosse il bisogno, quanto i governi sprechino e dilapidino denaro pubblico per questioni che riguardano più l’immagine che le necessità. In questa ottica il Ponte è fondamentale, in special modo dopo il flop dei centri di detenzione per rifugiati dislocati in Albania.

In questo contesto si comprende che non si necessita di un serio delitto per scatenare il coro di disapprovazione dei media, ma basta vergare delle: “scritte di protesta sui muri di diversi edifici ….. Un atto che ha suscitato indignazione, svuotando di significato la legittima espressione di dissenso pacifico” per trasformare i manifestanti no ponte in una cellula di Al Qaeda. Per equiparare petardi ad ordigni, per vedere un assalto dove sta una coraggiosa difesa di un corteo con famiglie a seguito.

Al netto di cariche, inseguimenti, rastrellamenti, identificazioni e fermi sono una decina le posizioni da valutare nei confronti dei manifestanti, non molto per giustificare l’intervento diretto del ministro degli interni. Ma l’interesse sta tutto nel soffiare sul fuoco perché la trappola sia ultimata e la vittima bollita senza manco accorgersene. L’esca è lanciata e fulmineamente in modo coordinato alcune anime del movimento NoPonte praticano una cieca dissociazione che li porta a solidarizzare con gli aggressori (sembra un vizio ricorrente), a stigmatizzare le scelte altrui, fino ad alimentare la caccia all’uomo…

Ecco come per bieco e palese elitarismo e calcolo politico contingente, quanto poco lungimirante, si consegna l’intero paese ad un regime postdemocratico. Le vittime sono le persone reali, quelli che perderanno la casa, il paesaggio, il luogo del “cuore”, quel minimo di ecosistema che ci permette di sopravvivere, quelli avvelenati dai materiali di risulta, quelli che ne soffriranno per anni, quelli che perderanno il poco che ancora il mare dello strettto custodisce, quelli che soffrono per mancanza di ospedali, cure adeguate, scuole ed istruzione inclusive, quelli a cui mancano i mezzi di sussistenza, quelli che faticano per “arrivare a fine mese”, quelli che sono spinti alla marginalità, che sono costretti alla miseria e che vengono seppelliti tra le mura delle carceri, quelli che non hanno voce….Perché loro griderebbero con tutto il fiato che hanno in corpo, di sapere veramente cosa è la violenza e chi la subisce quotidianamente.

La violenza è ben altra cosa. La violenza è sequestrare qualcuno perché non ha un conto in banca o il colore della pelle “sbagliato”, la violenza è privare delle possibilità di una vita dignitosa, per poi privare della libertà chi non ha una vita dignitosa. La violenza è ospitare a scuola polizia e militari per insegnare ad accettare e rispettare la violenza del potere, la violenza è fare affari vendendo mezzi di morte per fare le guerre, la violenza è morire per uno stipendio da fame, la violenza è partecipare con parole, opere e mezzi allo sterminio di una intera popolazione.

“il rischio di mescolare pericolosamente ciò che va tenuto distinto. Una cosa è chi protesta secondo le regole della democrazia e della Costituzione, come il movimento no ponte ha sempre fatto. E altro chi s’inserisce in una battaglia politica per sputare il proprio veleno che ha in corpo. E attende il momento solo per creare il caos, godendo della reazione del potere.”

La solita solfa dei barbari venuti da lontano, della brutalità dei vandali, dell’amore per la violenza, come se chi manifesta non fosse cosciente che il rischio di perdere la libertà è sempre presente, del decoro prima dell’umanità, della fragilità in cui versa la democrazia minacciata dagli unici che la praticano quotidianamente, il solito trito e ritrito peloso distinguo tra buoni e cattivi. Una storia già sentita troppe volte se non fosse che ormai non corriamo alcun pericolo di cadere in un regime autoritario, perché ci scivoliamo lentamente quanto inesorabilmente e in modo concreto giorno dopo giorno. Così la domanda di maggior repressione chiesta a gran voce a destra e sinistra trova subito una corrispondenza in una fascistissima mozione del podestà di Messina che non aspettava altro…

“….ovviamente in coordinamento con la Questura, a far sì che in futuro si impedisca l’uso del suolo pubblico e sia negata l’autorizzazione per raduni, manifestazioni e cortei promossi da associazioni che abbiano già dimostrato di fomentare l’odio e incitare alla violenza, accogliendo tra le proprie fila facinorosi, personaggi violenti in stile black bloc, venuti anche da fuori, che hanno quale unico obiettivo quello di creare scontri con le forze dell’ordine o caricarle, imbrattare muri o minacciare di morte”

Oltre ovviamente ad invitare i sudditi alla partecipazione nella punizione esemplare:

“costituendosi parte civile nei procedimenti penali avviati nei confronti dei responsabili; a valutare la possibilità di richiedere il risarcimento dei danni subiti dalla città ai responsabili delle associazioni che hanno organizzato le manifestazioni poi sfociate in guerriglia urbana”.

Come gran finale l’ipocrita piagnucolio coccodrillesco della sinistra che formalmente raccoglie quello che ha seminato stando nel campo della destra; la subalternità totale al capitale e la sua totale inconsistenza politica. Archiviando con i fatti qualsiasi lotta che non sia pacifica testimonianza della protesta, stanno contribuendo a rendere un sistema sempre più ingiusto e catastrofico, inevitabile e immutabile a qualsiasi cambiamento dal basso. D’altronde cosa mai si è conquistato con la lotta? A parte praticamente ogni libertà? Sicuramente meglio una raccolta di firme, una class action, oppure perché no? Dotarsi del servizio d’ordine di Cicalone o chiedere al Gabibbo! Make Messina Great Again!

Solidarietà e complicità con i partecipanti al carnevale no ponte!

Smascheriamoli perché ADESSO NON SI SCHERZA PIU’!

Sempre con la popolazione palestinese e tutti gli sfruttati che si ribellano!


\\POLIZZI GENEROSA (PA\\ LA VIA CRUCIS DEL CARCERE- Ne parliamo con Charlie Barnao

Riceviamo e diffondiamo:

Con 88 suicidi nel 2024, e diverse centinaia di tentativi sventati, con la creazione di sempre nuovi reati e l’aggravio penale di quelli esistenti, con il sovraffollamento e il trattamento psicofarmacologico di massa, la funzione del carcere è di rieducare tutte/i alla legittimità della tortura degli indesiderati, dei prodotti difettosi di questa societa. Una funzione di tortura che, in tempi di mobilitazione bellica totale, non puo che aggravarsi.

VENERDI 18 APRILE, ORE 18:00, POLIZZI GENEROSA (PA)

ALAVÒ- laboratorio per l’autogestione


PALERMO// RIQUALIFICAZIONE SIGNIFICA SBIRRI NELLE STRADE GENTE IN GALERA E CPR\\ Sabato 19 Aprile

Riceviamo e diffondiamo:

Palermo è cambiata molto negli ultimi anni. Il turismo ha modificato completamente molte strade e interi quartieri. Gli interventi del comune negli anni hanno sia assecondato l’ondata turistica, sia favorito progetti di cosiddetta “riqualificazione”, cioè messa a valore di aree a fini speculativi, rendendole più attraenti per nuovi abitanti e frequentatori, più ricchi o comunque più decorosi e controllabili. Questi cambiamenti sono stati possibili solo grazie a un maggior controllo della popolazione, da parte degli sbirri e delle telecamere presenti ovunque. Una grossa mano è stata poi data dall’associazionismo, soprattutto di sinistra, che ha fornito la copertura ideologica e la manodopera per portare avanti buona parte dei progetti di “riqualificazione”. Ballarò è un buon esempio di questi cambiamenti, ma nel quartiere tali dinamiche non hanno totalmente preso il sopravvento. Le diverse “comunità” riescono ancora a mettere in campo forme di abitare e vivere il quartiere resistenti al controllo dello Stato. Recentemente il contrasto alla vendita di crack e le regolarizzazioni del mercato storico e di quello dell’usato sono state le occasioni per un rinnovato intervento statale, chiesto a gran voce dalle associazioni. Le conseguenze non sono tardate ad arrivare. Ballarò, l’Albergheria e le aree circostanti sono infestate giorno e notte da volanti e falchi in borghese. Negli ultimi mesi si sono succeduti numerosi fermi di polizia con arresti, trasferimenti in cpr e correlate violenze sbirresche. Nel frattempo il governo ha messo a punto nuove norme repressive, che prevedono numerosi nuovi reati e aumenti delle pene, insomma più carcere per sempre più persone. Il governo ha pure previsto l’apertura di nuovi cpr, centri per il rimpatrio, cioè luoghi dove rinchiudere le persone prive di permesso di soggiorno prima di deportarle. Queste misure, quindi carcere e cpr, andranno a colpire anche la gente di Ballarò, soprattutto chi sarà ritenuto un ostacolo ai cambiamenti in corso.

RIQUALIFICAZIONE SIGNIFICA SBIRRI NELLE STRADE, GENTE IN GALERA E CPR

È il momento, per chi non vuole lasciare tutto in mano a politicanti e sbirri, di prendere la parola e cercare i modi per auto-organizzarsi.


CATANIA 15 APRILE H.18.00 – CASTELLO URSINO

Riceviamo e diffondiamo:

LO STATO È ASSASSINO

Le persone detenute nel CPR di MILO a Trapani hanno urlato giorni fa a dellx solidali che si erano recatx sotto le mura di quella prigione che “dentro è guerra” e che due persone sono morte. Si aggiungono alle 45 persone ammazzate nei CPR italiani da quando la detenzione amministrativa (che è poi quella che usa lo stato sionista sullx palestinesi) è arrivata in Italia. E la strage di queste strutture è iniziata proprio in Sicilia. Quando a Trapani, nel 1999, sei tunisini sono stati bloccati dentro la loro cella in fiamme e arsi vivi.

Attivistx tunisinx stanno denunciando con forza da settimane che durante il mese di marzo almeno due uomini tunisini sono stati ammazzati nelle carceri italiane. Dove ogni quattro giorni chissà come mai qualcunx si suicida. È chiaro che quelle sono morti di stato.

Di uno stato razzista e classista che isola, reclude, deporta, annienta. L’interesse per le vite umane dello Stato italiano è sempre più evidentemente nullo, TORTURA DOPO TORTURA. Dall’inizio di quest’anno, nelle carceri italiane sono morte 88 persone, di cui 28 suicide. Tra queste morti, 12 erano considerate senza fissa dimora – e di queste 9 erano persone non europee.

Spera di agire di nascosto il governo. Oggi aveva pianificato di effettuare il primo trasferimento nel CPR in Albania, dove pensa di poter isolare e violentare le persone migranti senza alcun disturbo. Nell’ennesimo tentativo di dissimulare che l’impresa coloniale di delocalizzare in Albania le strutture che contengono e detengono chi sbarca in Italia sta fallendo, è da settimane che prepara questa deportazione. Nei giorni scorsi aveva fatto confluire al CPR di Brindisi detenuti selezionati in altri CPR d’Italia e preparato la nave militare per portarceli.

Ma questo viaggio oggi non si è fatto! Il coraggio di chi ha resistito alla propria devortazione l’ha impedito. E ci indica la strada da percorrere. Perché saniamo che non è finita qui, che ci proveranno di nuovo a deportarli in Albania.

STA A TUTTX NOI ROMPERE L’ISOLAMENTO E NON LASCIARLX SOLX

STA A TUTTX NOI FERMARE GLI OMICIDI DI STATO!

ASSEMBLEA PUBBLICA

Contro il Decreto Sicurezza e contro le deportazioni nel nuovo CPR in Albania!

Ci vediamo al Castello Ursino (CATANIA) martedì 15 aprile alle 18.00!


Giornata Globale di Protesta: contro le politiche razziste di deportazione della Germania e la sua repressione della solidarietà con la Palestina: 12 aprile 2025

Riceviamo e diffondiamo:

Sabato 12 aprile, invitiamo le persone di tutto il mondo a unirsi in una Giornata Globale di Protesta contro la crescente repressione della solidarietà con la Palestina da parte della Germania e le sue politiche razziste di deportazione che prendono di mira le comunità marginalizzate.

Dopo aver deportato quattro compagnx da Gaza a febbraio, ora la Germania intende deportare tre cittadinx dell’UE e unx statunitense per il loro coinvolgimento nel movimento pro-Palestina. La repressione della Germania nei confronti di palestinesx e solidalx con la Palestina, così come le sue pratiche aggressive di deportazione, fanno parte di un tentativo più ampio di silenziare il dissenso e violare i diritti fondamentali di rifugiatx, di migrantx e di attivistx.

Questo è un momento cruciale per stare insieme e chiedere giustizia per tutti coloro che stanno affrontando deportazioni e repressione in Germania.

Cosa puoi fare:

  • Organizza proteste presso le ambasciate, i consolati o le istituzioni locali della Germania. Scendi in strada e fai sentire la tua voce! Se ti trovi a Berlino/Brandenburg, unisciti alla protesta a Leopoldplatz a Wedding alle 14:00.
  • Esprimi il tuo dissenso contro TUTTE LE DEPORTAZIONI! Fai sapere alla Germania che il mondo non starà a guardare mentre uccide, rapisce e deporta le persone illegali.
  • Mira ai profittatori delle frontiere tedesche: denuncia, boicotta e interrompi le attività delle aziende tedesche che traggono profitto dalle deportazioni, dalle compagnie aeree agli sviluppatori di software di sorveglianza e alle aziende che costruiscono carceri.
  • Amplifica voci e azioni sui social media—#BoycottGermany, #Stopdeportationsingermany, #AbolishFrontex, #NoHumanIsIllegal, #FortressEurope, #ThisPactKills

Questa Giornata Globale di Protesta è un appello a tutte le persone, ovunque si trovino—la tua solidarietà conta. Questo è un movimento globale e siamo tuttx connessx.

Uniamoci in solidarietà internazionalista contro la repressione, in difesa di una Palestina libera, in difesa della libertà di movimento per tuttx! Smantelliamo la macchina delle deportazioni ovunque!

Insieme possiamo fare la differenza. Scendiamo in strada, alziamo la nostra voce e chiediamo libertà e giustizia per tutti.
TUTTI IN STRADA IL 12 APRILE!

EN:

Global Protest Day: Stand Against Germany’s Racist Deportation Policies and Its Crackdown on Palestine Solidarity Date: 12th of April 2025 On Saturday the 12th of April, we call on people worldwide to unite in a Global Protest Day against Germany’s escalating repression of Palestine solidarity and its racist deportation policies targeting marginalized communities.  After deporting four Gazan comrades in February, Germany now wants to deport three EU citizens and one US citizen for their involvement in the pro-Palestine movement. Germany’s crackdown on Palestinians and Palestine solidarity activists, as well as its aggressive deportation practices, is part of a broader attempt to silence dissent and violate the basic rights of refugees, migrants, and activists.  This is a critical moment to stand together and demand justice for all those facing deportation and repression in Germany. What you can do: Organize protests at German embassies, consulates, or local institutions. Take to the streets and make your voice heard! If you are in Berlin/Brandenburg join the protest at Leopoldplatz in Wedding at 2pm Speak out against ALL DEPORTATIONS! Let Germany know that the world will not stand by while it kills, abducts and deports illegalized people. Target German border profiteers – Call out, boycott and disrupt German companies that profit from deportations, from airline companies to surveillance software developers and prison construction companies.  Amplify voices and actions on social media—#BoycottGermany, #Stopdeportationsingermany #AbolishFrontex, #NoHumanIsIllegal, #FortressEurope, #ThisPactKills  This Global Protest Day is a call to people everywhere—no matter where you are, your solidarity matters. This is a global movement and we are all connected – Let’s stand in internationalist solidarity with one another against repression, stand for a free Palestine, stand for freedom of movement for everyone! Dismantle the deportation machine everywhere! Together, we can make a difference. Let’s take to the streets, raise our voices, and demand freedom and justice for all. ALL OUT ON APRIL 12th!

CONTRO OGNI GALERA! CONTRO LO STATO RAZZISTA E COLONIALE! CONTRO OGNI LUOGO DI RECLUSIONE! CONTRO OGNI CPR!