Monthly Archives: Gennaio 2025

“CREIAMO INSIEME GLI SPAZI CHE SOGNIAMO”

“Quest’ultima goccia non fa traboccare il vaso di acqua ma, per l’ennesima volta, rende piena d’incertezze e lascia a sè stessa una cittadinanza sempre più delusa.

Non vi sono zone della città che non siano in qualche modo colpite dalla mancanza di erogazione idrica nelle abitazioni. Intere palazzine a secco da giorni, alcune superano la settimana. Segnalazioni arrivano da ogni angolo, da Punta Farosino a Larderia, ove si possono constatare variegate situazioni di disagio. Probabilmente la suddivisione in aree di gestione dell’emergenza voleva suggerire una localizzazione del problema, facendo trapelare il totale essere sotto controllo della mancanza d’acqua. Ma la realtà suggerisce un quadro molto più ampio e fosco. Il piano d’emergenza emesso dall’AMAM fa “acqua” da tutte le parti, triste metafora in questo momento. In fin dei conti sembra solo aver riempito le strade di autobotti che invadono la città, affannandosi, nel travasare qualche metro cubo di acqua nei vari serbatoi dei condomini in giro per l’area urbana di Messina. Ad essere messa in discussione non è qui la buona volontà di operatori ed operatrici che cercano di districarsi, anche loro come vittime, in questa nassa piena di disagio e sentimento di abbandono; piuttosto, la riflessione dovrebbe superare la mera ricerca delle inefficienze quotidiane nella c.d. gestione della crisi e non incagliarsi nei tecnicismi infrastrutturali di condutture, inclinazioni e vari livelli di pressione.

Se la frammentazione in aree della città afflitte dalla crisi idrica può dare un’idea di localizzazione del problema, seguendo le segnalazioni dei cittadini e delle cittadine ci rende presto conto che la mappa dell’emergenza attraversa, se non tutto, un’ingente parte dell’urbanizzato messinese. La gente ha potuto fare affidamento su qualche autobotte o sul proprio ingegno e possibilità organizzativa (in termini soprattutto economici). Ed in questo quadro di essiccamento colposo le beffe non sono affatto poche:

In primo luogo, la privatizzazione dell’infrastruttura idrica, ossia laddove non è possibile impossessarsi dell’acqua, si sono svenduti i rubinetti. Qui subentra ATI, ossia Assemblea Territoriale Idrica, ente pubblico cui compito é la gestione delle varie infrastrutture idriche territoriali, subentrata ad EAS (Ente Acquedotti Siciliani) commissariato da ormai parecchio tempo. Per quanto riguarda la conduttura del messinese, ATI sembrava intenzionata, in un primo momento, a determinare una gestione a carattere totalmente pubblico. Nel giro però di pochi mesi da questo tipo di delibere (nn. 10,16,28 del 22), cambia tutto, e dall’ente si decide di cercare invece un partner privato che co-gestirà l’infrastruttura idrica detenendone il 49% della proprietà. Nel frattempo, alcuni “commissari ad acta” della Regione Sicilia determinano il compimento dell’iter burocratico per dare vita alla Messinacque S.p.a., società cui destino, aiutato dalle continue proroghe di ATI sul bando di ricerca del partner privato per la gestione dell’apparato idrico messinese, sembra voler riservare quel 49 % menzionato sopra. L’ultima proroga portava la scadenza al 10 luglio 2024, data oltre la quale non sembrerebbe esserci stata alcun’altra proroga per il bando; si può presupporre che Messinacque S.p.a. si sia adesso presentata ad accaparrarsi la “conduttura promessa”. 

Le conseguenze di questo passaggio di questa grande fetta di proprietà dell’infrastruttura idrica avranno ripercussioni già immaginabili, prima fra tutte il levitare del costo dell’acqua stessa; beffa oltre il danno in tempi di crisi totale ed assenza di acqua corrente

Ci chiediamo quale ruolo abbiano Comune ed AMAM in questo furto bello e buono. Ci chiediamo se il ricorso al TARdei Comuni, rigettato recentemente, sia bastevole nel garantire a noi tutti e tutte un dignitoso accesso a questo bene primario.-

Già solo questo basterebbe a farci accapponare la pelle, ma le controversie non finiscono qui; prime fra tutte l’incombere della cantierizzazione della città tutta per far spazio al mostro ponte. Che con la stessa prepotenza di chi ce lo impone farà breccia nelle nostre esistenze, determinando uno scossone senza precedenti nelle nostre quotidianità. La domanda sorge spontanea: “ma forse sarà che l’acqua la vogliono portare con il ponte?!

Mentre Webuild, (la stessa azienda incaricata di costruire il ponte sullo Stretto) tiene sotto scacco l’intera area dei villaggi della zona sud fino a Fiumefreddo, Messina resta a secco. Allo stesso tempo, interi pozzi d’acqua sembrerebbero essere dati in totale monopolio ai cantieri. Le loro talpe, scavatrici di tunnel della devastazione, l’acqua per funzionare la trovano sempre; quella per impastare il cemento, sigillo sulla natura, la trovano sempre. Il loro impianto di betonaggio, a Savoca, è sempre in funzione. Assumendo furbamente le sembianze di progresso, il raddoppiamento ferroviario che interessa il messinese ha assunto tutte le caratteristiche che si prospettano per i futuri cantieri del ponte, mentre i mezzi pesanti transitano ormai da mesi nelle aree abitate di Roccalumera, Nizza, Savoca, Sant’Alessio, rendendole invivibili per gli abitanti stessi.

La prepotenza dei portatori d’interesse che, in barba ai dubbi sollevati dalle varie giunte comunali, sembrano procedere a spron battuto, senza troppo badare alle preoccupazioni di chi quei luoghi li abita.

Reputiamo non più sopportabile accettare questa svendita a trecentosessanta gradi delle nostre esistenze. Siamo continuamente sotto il ricatto di chi questi luoghi li vede solo come cave di denaro, continuamente sottoposti e sottoposte ad uno stato emergenziale che riduce sempre più le nostre esistenze ad una mera gestione tecnico-amministrativa. La Provincia assiste già alle prime frane; a sempre più persone manca l’acqua in casa; ancora e sempre più su tutti noi pende la spada di Damocle della cementificazione totale, della svendita delle nostre vite tutte ai signori del cemento e della digitalizzazione. Diventerà il loro hub logistico, per le loro merci, per i loro capitali, ma la Vita, in questi luoghi, sembra essere sempre meno benvenuta.

Riappropriamoci della nostra storia, del nostro territorio, delle nostre vite.”

Creiamo insieme gli spazi che sogniamo.

CREIAMO INSIEME GLI SPAZI CHE SOGNIAMO

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Questo testo è stato redatto durante l’estate del 2024 che ha visto la città di Messina attraversare una crisi idrica, preannuncio di cosa aspetta a quei territori e persone dapprima afflitti dalla desertificazione in progresso e, colposamente, espropriati di ogni funzione vitale per poter poi essere messi a profitto ad ogni costo.

Il testo è composto da una raccolta di informazioni già pubbliche, che messe insieme dipingono il colposo quadro che si cela dietro la messa a secco di intere aree della città (ed anche altrove) o, quantomeno, ne verrebbe a galla una parte. La raccolta è stata possibile anche all’interessamento di qualche persona che ha deciso, in un momento critico per la città come quello di inizio estate, di condividere una raccolta di link ad articoli che ricostruivano il tentativo di vendita a privato di parte dell’infrastruttura idrica del messinese.

Ad oggi non si hanno particolari informazioni circa il proseguo di questo bando di gara, che risulta risucchiato in una dinamica di difesa delle proprie posizioni e contrattazione. La città continua a versare rovinosamente in alternate e frequenti assenze di acqua ed incombe sempre più sovente la minaccia della cantierizzazione totale.

Insomma tutta una serie di intrecci che gravano sulla vite delle persone che abitano questi luoghi e che prospettano, per queste, tempi sempre più duri (eufemisticamente parlando)…

Ma ecco che ad aggiungersi a questa serie horror l’intervento nei cantieri del raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo, scavando tunnel si è estratto materiale che, sprigionato, non è di certo amico della vita dell’essere umano, ARSENICO. Si, la situazione, dicono, è rientrata.. ma a pioggia notizie che lo scavo di tunnel, da parte dello stesso contractor, non avrebbero fatto altro che portare con se devastazione ed irreversibili contaminazioni.

Le loro talpe scavano e scavano, stanno arrivando qui…

 

 


SENZA CHIEDERE PERMESSO FEBBRAIO 2025

da:  MERCATINO AUTOGESTITO DEL RIUSO E DELLE AUTOPRODUZIONI

//BOLOGNA//*

Giovedì 6 febbraio 2025 sedicesima edizione!

-Dalle 17 si aprono le danze: allestimento del mercatino, birrette e microfono aperto.

-Dalle 19:30 chiacchiere e riflessioni a partire dall’opuscolo “NON È FORSE QUESTA GUERRA?” con alcunx compagnx sicilianx. Dal progetto ponte, alle “smart cities” sino agli interessi che si cuciono sui corpi reclusi, migranti, arginati, carcerati. Un opuscolo per condividere saperi e percorsi di significazione verso una più fitta condivisione di pratiche, per un’azione sempre più di massa e sempre meno mediata da strutture di delega e rappresentanza.
L’occasione vuole anche essere un invito ad individualità, collettivi, affinità, lotte territoriali e libidiche alla prossima mobilitazione NoPonte che attraverserà le rive dello Stretto nel periodo carnevalesco. Un invito all’incontro di pratiche e pensieri perché tuttx lottiamo contro lo stesso “gelido mostro”.

-Dalle 20:30 cena per sostenere il progetto di una casa aperta, complice e solidale nelle prealpi varesine. Difendiamo dal pignoramento e dalle more spazi amici dove esprimerci, ritrovarci e organizzarci, fuori delle pressioni e dalle logiche del sistema.

Con noi dal pomeriggio Equal Rights Forlì, distribuzione di materiale antispecista e non solo (libri, opuscoli, musica, magliette, etc.) dal 1996

A scaldarci come di consueto caldo vin brulè benefit prigionierx e inguaiatx!

Distro e banchetti come se non ci fosse un domani, musichette fino a mezzanotte

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*Ogni primo giovedì del mese alle 17 chiamiamo a raccolta in Bolognina il mondo delle autoproduzioni e del DIY per riappropriarci di luoghi di scambio e pratiche fuori dal campo normativo dell’istituzione. Un’occasione per dare voce a progetti e iniziative resistenti e sostenere chi lotta ed è colpitx dalla repressione. Riprendiamoci il diritto di esprimerci e di esistere senza pagare suolo pubblico e senza chiedere permesso! Al libero parchetto dietro via Fioravanti (lato via Delfino Insolera) o, d’inverno, occupando la Tettoia Nervi.

 

 


CATANIA- L.U.P.O SABOTARE/ DISERTARE

CATANIA- L.U.P.O

SABOTARE/DISERTARE

CONTRO GUERRA E GENOCIDIO COMPLICI CON I DISERTORI DI TUTTO IL MONDO

Cosa fare contro la progressiva militarizzazione delle nostre città? Cosa fare contro un genocidio avvenuto in diretta social con l’aiuto di tutto l’Occidente? Come supportare la diserzione ed entrare in complicità con i disertori di ogni Paese? Le forme di governo “democratico” e le basi del diritto internazionale che le hanno supportate, dal secondo dopoguerra in occidente, stanno collassando sotto i colpi delle eccezioni e delle emergenze. La trasformazione sistemica in atto non sarà silenziosa e indolore, ma si sta già esprimendo attraverso il crescente bellicismo.

Ne parliamo alla L.U.P.O. insieme a realtà e soggettività che hanno approfondito sulle tematiche di guerra, diserzione e militarizzazione dei territori. Dal ponte sullo Stretto alla Striscia di Gaza, dalla nuova finanziaria al disegno di legge sicurezza, impossibile ignorare che: LA GUERRA È QUI, IMPARIAMO A SABOTARLA!

 

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CATANIA- L.U.P.O SABOTARE/ DISERTARE

CONTRO LA GUERRA E GENOCIDIO COMPLICI CON I DISERTORI DI TUTTO IL MONDO

E la preparazione della guerra in altri ambiti, politici e sociali che da lungo si preparano ad essere qui arrivati ad un punto di svolta. Dopo i passi che la legislazione emergenziale ha approntato in questi anni, con il ddl 1660-1236 è la volta di scoprire le carte, con un bel salto in avanti. Il terreno è finalmente fertile, per ‘accrescersi del sentimento patriottico, il pozzo è avvelenato, la costruzione del nemico è ultimata, le forche sono distribuite ai passanti. _______________________________________________________________

VENERDI 31 GENNAIO DALLE ORE 19:00- PALESTRA L.U.P.O CATANIA


CARNEVALE NO PONTE assemblea 02 febbraio

 

DOMENICA 2 FEBBRAIO ORE 11:00 VILLAGGIO UNRRA (DAVANTI LA SCUOLA SALVO D’ACQUISTO) MESSINA 🎭

 

CONTRO IL PONTE, CONTRO IL MONDO DEL LORO GRIGIORE IMPOSTO

Incontriamoci ancora una volta;

continua il ciclo di assemblee e socialità per l’organizzazione del carnevale NoPonte.

Ancora una volta vogliamo vivere le piazze e le strade delle nostre quotidianità, vogliamo attraversare quei luoghi che i cancerogeni tentacoli di piani speculatori e di distruzione, come quello del ponte, cercano in tutti i modi di strapparci via.

Organizziamoci insieme, che sia CARNEVALE, che lo sia SEMPRE.

Attraversiamo insieme quello che sarà, secondo i progetti del ponte, il secondo cantiere in ordine di grandezza; il primo, probabilmente, in ordine cronologico

Chiamiamo ancora ogni individualità e gruppo in lotta contro l’esistente. Ogni lotta individuale e collettiva.

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CI VEDIAMO DOMENICA 2 FEBBRAIO ORE 11:00 AL VILLAGGIO UNRRA

(piazzetta di fronte la chiesa e la scuola Salvo D’Acquisto)

INCONTRIAMOCI PER CONDIVIDERE SAPERI E PRATICHE! CREIAMO INSIEME GLI SPAZI CHE SOGNIAMO

 

👉 FILE STAMPA VOLANTINO 👈

 …PARTECIPA, STAMPA, DIFFONDI

#iniziative


CARNEVALE NO PONTE assemblea 26 gennaio

 

DOMENICA 26 GENNAIO h 16.00
piazza Casa Pia (ME) 

…organizziamo insieme il corteo del
🌈CARNEVALE NO PONTE!

 

…ogni idea, fotta e valìa…
…tutti i sal(v)ini si porta via! 🤡

 

 

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Il ponte è già qua: espropri, opere propedeutiche, sottrazione di risorse, propaganda e repressione. Un’opera distopica, un’idea di progresso che se ne infischia delle nostre vite. Per ribaltare questo scenario e far sì che non si ripresenti mai più, abbiamo bisogno di capovolgere prospettive, ricontattare energie, immaginare mondi nuovi, creare relazioni differenti.

E allora… CARNEVALE!🪼

La festa popolare, eretica, liberatrice, che dissacra, rovescia, si fa beffe del potere, la festa del tempo che tutto distrugge e rinnova! 🔥

 

Il riso è manifestazione di libertà, e sarà anche per questo se la violenza e l’autorità non utilizzano mai il suo linguaggio. La tradizione accomuna il riso alla pazzia. Sarebbe meglio riconoscerne la saggezza》M.Bachtin

 

🌱🌱 Incontriamoci, organizziamoci, contaminiamoci…

…creiamo insieme gli spazi che sogniamo!

 

 

File stampa volantini:

>>>>>>    ass 26 gennaio A5

 

PARTECIPA, STAMPA, DIFFONDI!

 

 


NON E’ FORSE QUESTA GUERRA?!

“Non è forse questa guerra?!” è stato scritto cercando di portare nella discussione collettiva, o individuale che sia, alcune tematiche riguardanti gli intrecci tra alcuni luoghi della Terra, nella fattispecie le rive dello Stretto, e le dinamiche predatorie del capitalismo.
La domanda che titola queste riflessioni e colletta di informazioni non vuole essere retorica, ma la messa a fuoco di un totale dilagare della forma guerra. La riorganizzazione dell’economia mondo sul modello del conflitto totale porta con se un alito mortale di cambiamenti e rinnovate frenesie; il nuovo capitale espande i suoi confini e necessita di tutta una rete di rinnovate infrastrutture a questo dedicate.

Nel corso di queste pagine si sono voluti mettere in evidenza alcuni processi o progetti che costituiscono parte degli sforzi indirizzati alla riorganizzazione del territorio sulla base delle necessità di un élite sempre più lontana dalle persone sulle quali impone i propri piani di accumulo. Qui la questione non è prendere il loro posto, bensì puntare un faro sul come e il chi ci affligge una tale prospettiva talmente mefitica e comprendere come scardinarne l’esistenza.

Elemento fondamentale di questa riflessione è il sempre più acuto sistema repressivo che il legislatore sta mettendo in atto nei confini del ‘bel paese’. Un sistema, quello paventato dal nuovo decreto sicurezza, sempre più stringente ed improntato sulla restrizione della libertà delle persone e la loro sempre più eventuale localizzazione forzata nelle varie forme detentive previste dalla genetica dell’ordine costituito. L’intento che ha mosso la stesura delle pagine di “Non è forse questa guerra?!” è stato quello di raccogliere tra loro dei tasselli che agli occhi di chi scrive costituiscono un più complessivo piano di appropriazione delle esistenze o, quanto meno, una replica di quanto già messo in atto altrove tanto nel suo complesso quanto in maniera frammentata. Dal progetto ponte, alle “smart cities” sino agli interessi che si cuciono sui corpi reclusi, migranti, arginati, incarcerati si evince l’esistenza di un filo rosso, pesante come mille catene, che svela gli intenti di quelle manacce che si allungano minacciose su queste zone del pianeta.

Con la coscienza che questa è una delle tante interpretazioni possibili di elementi ed avvenimenti, si vuole porre nel dibattito questo modo di intrecciarli tra loro. Condividere saperi e percorsi di significazione e conoscenza vuole essere un passo verso una sempre più fitta condivisioni di pratiche. Le informazioni raccolte nel corso di “Non è forse questa guerra?!” sono intrise delle emozioni di chi le intercettava e queste pagine non vogliono essere un triste nenia di rassegnazione, quanto un punto segnato in una, necessariamente, più vasta costellazione emozionale che sia invito ad un’azione sempre più di massa, ossia sempre meno mediata da strutture di delega e rappresentanza.


Di seguito viene riportata una parte delle pagine di “Non è forse questa guerra?!”, più precisamente una trascrizione di alcuni interventi fatti nel contesto di un corteo che ha attraversato le strade della città di Messina poco tempo fa:

“QUANDO LA MORTE ARRIVA CHE CI TROVI VIVI!!”

(INTERVENTI IN OCCASIONE DI UN CORTEO CONTRO IL DDL SICUREZZA)

Queste manifestazioni avvengono in un momento preciso che ci conviene mettere a fuoco altrimenti ci troverà impreparati. C’è la guerra nel mondo e tutti i governi stanno provando a stroncare il dissenso, vogliono che siamo carne da cannone nei loro programmi di sterminio e dominio, vogliono impedire alle nostre sensibilità di inceppare questo ingranaggio, di disertare, di urlare che la guerra è il cuore di un mondo senza cuore.

Se un governo, in un momento nel quale il conflitto sociale non è cosi travolgente ed incessante, come ci auspichiamo sia presto, sente la necessità di mettere mano al codice penale, per rivedere ed inasprire le pene previste già dal codice Rocco, scritto in epoca fascista, è perché in realtà si accorge che c’è una crisi di tenuta del loro mondo e che la loro legittimità è erosa istante dopo istante. Il sangue che smette di scorrere nelle vene dei morti, a volte scorre nelle nostre arterie e ci sale fino al volto, facendocelo diventare rosso di vergogna all’idea di non fare abbastanza per smascherare e inceppare la complicità dello Stato italiano e delle sue aziende con il genocidio in corso a Gaza. Ma sanno benissimo, quelli che governano, quelli che guadagnano miliardi fabbricando e vendendo armi, che ogni giorno per le strade, nelle galere, tra gli oppressi e le oppresse possono succedere spasmi di rivolta, può accadere la diserzione, si può scegliere la ribellione.

Cortei, presidi, incontri, chiacchierate fuori dai recinti, ci servono a prendere coraggio; davanti soprattutto a tutto il dispiegamento di polizia, davanti a tutte le camionette schierate per impedire che le nostre coscienze, i nostri dolori, incontrino quelli delle persone per strada, non dobbiamo rassegnarci.. mentre loro blindano il dissenso dobbiamo fare in modo che questi provvedimenti diventino un boomerang e gli si ritorcano tutti contro.

Non ci intimidirete: non smetteremo mai di urlare che sabotare la guerra è giusto, disertare la guerra è giusto, opporsi con i nostri corpi ai cantieri del ponte è giusto. Non ci impedirete di dirlo, non ci intimidirete con il vostro ‘terrorismo della parola’.

Davanti al tribunale adesso sarebbe bello che tutte e tutti coloro che sentono l’esigenza di opporsi a questo decreto sicurezza si prendessero l’impegno a solidarizzare con le persone costrette, da quelle aule, alla carcerazione o a varie misure repressive. La solidarietà è un’arma che non smetteremo mai di utilizzare. Fanno di tutto per convincerci che non ne valga la pena, per farci soccombere a rapporti di forza per nulla favorevoli. Ed invece la determinazione con cui ci stiamo prendendo le strade può farci accorgere che non contano i numeri, ma la qualità con cui questo avviene. Dobbiamo essere pronte a ribellarci, non abbiamo chissà quale possibilità di far si che il Senato interrompa questo decreto fascista, ma abbiamo la possibilità di prendere la rincorsa, di dire che ci fa schifo respirare la stessa aria di digos e guardie e che non ne possiamo più di questo Stato di polizia, di tutta questa gente con il mitra in mano.

Tutte le volte che un conflitto sociale esonda dagli argini nel quale vorrebbero confinarlo, tutte le volte che il malcontento si fa sommossa concreta, sentiamo un coro di pennivendoli parlare di ‘infiltrati’. Noi vogliamo dire una cosa forte e chiara: la violenza permea questo mondo in tutte le sue forme, pervade i rapporti sociali in cui viviamo immersi. Cinque persone muoiono ogni giorno sul posto di lavoro. Settantasette detenuti e sette secondini si sono suicidati nel corso di quest’anno. Milioni di giovani russi ed ucraini sono stati mandati al fronte a morire come carne da cannone. Chi governa ci considera pedine sul loro scacchiere? allora rovesciamolo; dobbiamo riprenderci in mano la vita, la ribellione è il nostro modo di farlo. E “quando la morte arriva, che ci trovi vivi”.

Che sia intifada pure qua..

Il decreto sicurezza non è qualcosa che spunta all’improvviso, è solo l’ultima versione di un processo che va avanti da decenni, che diventa sempre più pressante per le persone che stanno peggio e che hanno meno strumenti, ossia coloro che con più probabilità potrebbero raggiungere il giro di boa e quindi insorgere. Lo abbiamo già visto con il più recente lockdown, momento in cui certe persone non sarebbero potute andare avanti senza l’aiuto delle varie solidarietà. Tutto questo per dire che sebbene il governo Meloni e tutti quelli che gli gravidano intorno non abbiano remore a mostrare tutto il fascismo che è in loro, bisogna anzitutto chiedersi cos’è la siurezza e cosa ci fanno e ci hanno fatto in nome di questa.

Si, contro il decreto sicurezza, ma non dimentichiamoci che questa è un aria che tira da molto più tempo e che, quindi, dovremmo tentare di vedere le cose nel loro raggio più ampio e riconoscere una volta e per tutte questo carattere mostruoso degli Stati e di chi li governa.

Siamo circondati da telecamere, in meno di un kilometro si possono contare svariate decine di telecamere, più tutte quelle mobili dei guardoni di Stato. Da queste parti l’ingente telecamerizzazione della città e la morsa repressiva del decreto sicurezza deve allarmarci particolarmente, non solo per le misure appositamente indicate per chi si oppone alla costruzione di grandi opere, come il ponte sullo Stretto; ma anche per il coinvolgimento di Messina nel progetto ‘Smart cities’. Si siglano accordi per installare migliaia e migliaia di telecamere. Ma quanto una telecamera aiuta le persone ad essere più sicure?! E quanto invece aiuta a ricattarle?!

Ma oltre queste domande, dovremmo interrogarci sulla provenienza di tutti questi sistemi e tecnologie di sorveglianza, infatti sono tutte tecnologie elaborate e sperimentate da Israele sui palestinesi e sulle palestinesi come fossero cavie umane; e se non in Palestina, queste tecnologie di controllo, sono sperimentate nei confini killer dell’Unione Europea, per profilare e deportare persone migranti. Cosa sosteniamo accettando l’installazione di tutti questi occhi elettronici per le città?!

Nel nostro paese durante il fascismo è stato legale deportare gli ebrei, se alla parola ebreo ora sostituiamo la parola clandestino ci renderemo presto conto che non c’è nulla da festeggiare per il fatto che abbiamo una “bella Costituzione”. La Costituzione non ci ha salvato dallo schifo fatto in questi anni, la democrazia è morta!! Si tratta ora di capire a quali risorse attingere mentre questo deserto avanza da tutti i lati; e, certamente, queste piazze sono una prima fonte d’acqua, la possibilità d’incontrarsi, trovare i nostri codici di riconoscimento. Il punto di partenza che potrebbe accomunarci è che il rifiuto ad essere schiavi è ciò che cambierà il mondo. Quindi se lo faremo in maniera tanto individuale quanto comune di certo almeno di un pochino il volto del mondo, che ci appare cosi opprimente e spesso ci condanna all’assillo di un’impotenza a cui comunque non vogliamo soggiacere, potrebbe prendere altre forme. E dovremmo tenere bene a mente che questa possibilità scava nelle nostre vite ogni giorno, in ogni momento dell’esistenza.

Contro la guerra degli Stati dobbiamo renderci conto che dentro di noi è possibile ogni giorno dichiarare guerra all’organizzazione delle apparenze che consente l’allestimento di questo schifo di mondo. Portiamoci a casa la coscienza indelebile che possiamo cambiare la nostra vita ogni giorno, senza introiettare i codici di chi ci vorrebbe vedere obbedire al regno delle gerarchie e dire “si signore”.

Prepariamoci a disertare, facciamo scorrere questa urgenza in ogni luogo delle nostre vite, facciamola dilagare. Non esisterà così nessun cordone di celerini che potrà impedire il diffondersi di sguardi e azioni contro la guerra, contro il ddl sicurezza, contro i loro manganelli…

…DISERTARE È GIUSTO, INSORGERE È GIUSTO!!!

“NO ALLA GUERRA DEGLI STATI È LA SOLA RISPOSTA POSSIBILE IN QUESTO MOMENTO […]. NON UN VAGO PACIFISMO UMANITARISTA […], MA UN’ATTENTA RISPOSTA AGLI SFRUTTATORI E AI DOMINATORI DI OGNI GENERE.”

A.M BONANNO “PALESTINA MON AMOUR”


DI SEGUITO I FILE PER LA LETTURA E PER LA STAMPA:

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CARNEVALE NO PONTE assemblea 19 gennaio

DOMENICA 19 GENNAIO h 11.00 – ex Seaflight 🌈

organizziamo insieme il CARNEVALE NO PONTE!

ogni idea, fotta e valìa… tutti i sal(v)ini si porta via!

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Il ponte è già qua: espropri, opere propedeutiche, sottrazione di risorse, propaganda e repressione. Un’opera distopica, un’idea di progresso che se ne infischia delle nostre vite. Per ribaltare questo scenario e far sì che non si ripresenti mai più, abbiamo bisogno di capovolgere prospettive, ricontattare energie, immaginare mondi nuovi, creare relazioni differenti.

E allora… CARNEVALE!🪼

La festa popolare, eretica, liberatrice, che dissacra, rovescia, si fa beffe del potere, la festa del tempo che tutto distrugge e rinnova! 🔥

Il riso è manifestazione di libertà, e sarà anche per questo se la violenza e l’autorità non utilizzano mai il suo linguaggio. La tradizione accomuna il riso alla pazzia. Sarebbe meglio riconoscerne la saggezza》M.Bachtin

🌱🌱 Incontriamoci, organizziamoci, contaminiamoci…

…creiamo insieme gli spazi che sogniamo!

 

File stampa volantini:

ASSEMBLEA19_4 VOLANTINI

ASSEMBLEA19_2 VOLANTINI

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