Monthly Archives: Febbraio 2025

ALCUN PENSAMENTO CONFUSO


ALCUN- 

PENSAMENTO

-CON/FUSO


 

Ed ancora ci tocca respirare molto piano, cercare di non fare rumore, di immagazzinare una totalità di aria capace solo di farci sopravvivere. I polmoni rintrizziti dall’ennesima sigaretta, il silenzio delle meste solitudini, le iniziali di qualche persona amata incise sulla pelle da qualche parte sul corpo…corpi, corpi, corpi e corpi. Ammassi di corpi, vagoni di corpi, container di corpi, abitazioni di corpi, carceri di corpi. Quanto è pesante quell’ovatta che occlude il suono dell’esistere? Quanto è schiacciante quel cemento, pesante, sul petto?

Una vita organizzata a raggiere; curioso come da ste parti la ‘raggia’, in dialetto, sia la rabbia.

E così, pensando l’esistere organizzato in raggi, compartimenti, viene da pensare ancora ed ancora alla collera. La tristezza. “Non mi fare prendere collera” si può sentire alle pendici del Vesuvio. In quel momento, la fobia per la patologia asmatica. Di fatti la possibiltà di mettere gli alveoli sottovuoto è una cosa che terrorizza. Ma si può veramente cessare di esservi? Quanto l’ipotetica mancanza di qualcosa, precisamente di fiato, ha determinato, oggi, asma? Una concezione spaventosa dell’irreversibile, che non si manifesta come opzione impossibile di tornare indietro, ma come schiacciante loop di sempre uguali che si ripetono in maniera, solo poche volte, veramente disordinata. L’impressione di una ruota che gira, si, ma comunque troppo spesso su se stessa. Tutto molto metaforico, è vero. Ma quanto anche materialmente galera?

Quanti ritorni e ritorni e ritorni; quanta staticità, quanta pesantezza… certo, irreversibile per definizione è qualcosa cui verso non può tornare ad essere ciò che era esattamente poco fa. Così questo senso è divenuto irreversibile e le parole sono divenute ancora una volta governo. Il senso unico di questa toponomastica del controllo sta determinando sempre più in quali argini fluire, o almeno avere la percezione di farlo; noi, invece, tuttx rischio idro-geologico. Forse, siamo più la montagna che si sgretola, si liquefa, sulle costruzioni prepotenti, presidi di civiltà, trincee della guerra totale contro noi stesse;  piuttosto che tutte quelle istituzioni, materiali o mentali, impalcature del perenne cantiere, la vita. Probabilmente, ancora, siamo scintilla, siamo incendio, siamo dirompenza e paura costruita. Siamo gli argini che abbandonano la presa su tutta sta civiltà imposta, crollano, si dice.. ma quanto questo gesto passivo, meglio, narrato come tale, della terra è invece via indicata? Una società costruita con tiranti, argini, muri, aggrappamenti vari… quanto franare, quanto esondare, quanto abbandonarsi ad un moto micidiale è gioia? Ma noi tutti costruttrici di argini abbiamo, perlopiù, messo al palo dirompenze varie, guardando quella triste ferraglia contorcersi sotto la forza di questi spasmi, che claustrofobia in questo cono di luce, calcolato; un vertice, una base,

UN SILENZIO.

Ma che brutto vialone è questo? Il pappone ci guarda male, sta intessendo la nostra tristezza, ha stabilito un prezzo e ci ha già vendutx. I clienti non sono pazienti, hanno fretta, la maglia è stretta, ancora una volta,

SOFFOCA.

Non è che un’altro richiamo allo scioglimento della distinzione tra “noi”, umani, e tutto il resto, brutalmente messo a servizio, a produzione. Distinzione sulla quale poi si fonda la grande collera del capitale, con i suoi secondini, finanziatorx, amministranti, consociate… Il mutaformismo del, quasi, tutto possibile consumatore non permette libertà nell’illusione di poter personalizzare la propria gabbia. Così abbiamo parruccato i nostri repressori, i detrattori delle nostre esistenze li abbiamo voluti ridicolizzare truccandoli, personalizzandoli, rendendoli forse innocui. Cosa succede se adesso le maschere le indossiamo noi? Cosa succede se adesso assumiamo che siamo frana? Incendio? Trasformiamo questa parodia da replica grottesca a sovvertimento totale, carnevalesco? Possiamo essere ogni cosa ed in ogni momento, l’ambiguità che sfugge ad ogni capacità normativa. Il mutaformismo che affligge in mille forme, infatti, il nostro respiro, che lo tappa; che ci infligge paura; ci impone disfatta; frustrazione; che distrugge le sfere del sentire appropriandosene e riempondele di polarizzazione, adesso lo distruggiamo e non lo rimpiazzeremo con nuove forme di sentire sordo, perdendoci invece in quelle che erano esagerazioni, in quelle che erano prima amare lacrime adesso, invece, fiumi pieni che straripano in ogni modo, riconoscendo una volte e per tutte la violenza degli argini.


Cosa distrugge per davvero? Una linea retta di cemento perforante e velenoso o la roccia che vi si accascia sopra? Le città altamente digitali o i cuori che ne tagliano i cavi? Un fucile e il dito che preme sul grilletto o quella persona, dall’altro lato del mirino, pericolosamente resistente, come gente gazawa?


Il boato tristemente ritmato della società della produzione, dell’inesistenza, scandisce ogni battito di vita, la plastifica. Scava in petto dei vuoti che poi riempe, stucchevolmente, di piaceri continuamente rimandati. Cosa c’è di peggio di un consumatore soddisfatto? Cosa c’è di meno auspicabile per questo “regno delle definizioni” di un cuore sorridente? Di un palpito aritmato? Così che le loro ruspe sono a lavoro nei cantieri dell’esistente già da sempre, dal momento in cui violentemente si viene sommerse da tutto il corollario di usi e costumi di un mondo che tutti subiscono. L’idea di cantiere è interessante, quante lotte di senso si possono intrecciare nel suono di una parola?! Ma se il costruire diviene riferimento incessante alle colate di cemento, allo spossesso della vita, ad una trincea, come si può mai credere che “costruirsi un futuro” possa essere un buon auspicio?! Qualcosa da dover espletare nel tempo minore possibile, così da rispettare quanto detto dai nostri flinstones e quanto di eco ci arriva dal futuro, dai non nati, da coloro che hanno in sè, solo a causa nostra, il flaggello del “tutto possibile”; vite pivotali della collettiva illusione che cambiare significhi aspettare un ipotetico domani, 

PER SEMPRE. 

Di certo non è una novità accostare ‘idea’ a ‘cantiere’, già questo suggerisce quanto questi (i cantieri) possano assumere forme, nel loro essere fatto concreto, che hanno dimensioni immaginarie, idealistiche. In questo allora viene ad intrecciarsi il rimando ad un futuro, costantemente incerto, in nome di un’idea che ha tanto effetti concettuali quanto materialmente distruttivi nell’attraversare porzioni di territorio.
Non è un lotta di senso, ma ‘progresso’ diviene per antonomasia una categoria collegata ad un’ipotetico sviluppo imminente, apogeo del capitalismo, in nome di un certo sacrificio attuale, rinunciando quasi del tutto alla propria vita così per come la si era conosciuta sino ad allora. Le ruspe scavano e spianano tanto i terreni per il passaggio dei binari quanto il petto delle persone che abitano quelle frontiere di un domani perforza illusorio, narrato come idillio del vivere comodx, applicato come somministrazione di veleni multiforme tutti egualmente letali. Così che desiderio divene la gabbia di un mondo camicia di forza. Ma quanto insoddisfazione e desiderio sono coniugati in questo binarismo capitale? Questa è pura epistemica della sottomissione, della conquista. Basti pensare ad una città assetata ed a quanto la gente possa anelare tubi d’acqua, COSTI QUEL CHE COSTI!!! Barattando troppo spesso morte per morte (mors tua vita mea).
Hanno scavato ancora nelle montagne, tirando fuori ciò che non è per essere guardato dall’occhio umano. Le hanno buttate li, in bella vista, le fosse comuni dei loro intralci e l’acqua ci batteva sopra, con impeto. Hanno dato un nome a questo presunto killer, è nella tavola periodica, concepito nel grembo della scienza, strappato da quello della terra, inniettato nell’esistenza, nell’acqua, sulla pelle. Cosa distrugge per davvero? Cosa distrugge per davvero? Ed ogni centimetro cubo in meno per noi è, per loro, una freccetta verde, gloriosamente puntata verso l’alto, nel portafoglio azionario dei mandanti di questo avvelenamento totale.

“NOI COSTRUIAMO”!!

NOI DISTRUGGIAMO!!

NOI VI SEQUESTRIAMO -non c’è riscatto-  SOLO RAPINA, SOLO ESTORSIONE!!

Si fa sempre più sottile il dubbio che le aree indicate dal progetto ponte, nella sua complessiva capacità invasiva su scala praticamente totale nel territorio strettese, possano essere solo (sigh) una parte del complessivo comparto cantieristico che travolge(rà) questi luoghi. Si straparla di “opere compensative”, ma cosa vogliono compensare? come lo vogliono fare? indovina indovina….ALTRO CEMENTO!!!! Qui uno dei troppi intrecci caratteristici del progetto ponte sullo Stretto, ossia la capacità di divenire pioniere di tutta una serie di sciami depredatori di mostri incravattati. Ed in tal caso non si sta certo scovando niente di più della proverbiale “america nto bagghiolu” (l’america nella bacinella), d’altronde è proprio il loro vanto che tutto ciò sarà vettore di grandi, giganti, investimenti…

Giusto, giusto, arriva l’ALTAVELOCITÅ…

…le sue stazioni, la sua esocentricità di devastazione turistica, edile, innovativa, tecnologica, digitale etc. etc. etc. etc. etc. etc. etc. etc. etc. etc… Un sasso in questo stagno, stagnante solo per la precisa volontà di svuotarlo, nel tempo, di ogni humus vitale, per sostituirlo ai grandi intenti e paroloni del capitalismo chissàqualenumero.zero. Dove sono arrivate le stazioni dell’alta velocità la freccia rossa del loro arco ha scoccato una pioggia di merda per interi quartieri che hanno visto la loro vita sociale, fino ad allora conosciuta, completamente stravolta; espropriata; criminalizzata; banalizzata; folklorizzata; ed, ancora, venduta al sandaluccio galoppante di turno. Flussi organizzati di persone-capitale libere di circolare, con i loro flash facili, li dove prima c’èra la vita vissuta della gente è stata scacciata a manganellate e presidi fissi di forze armate e dell’ordine. Per esempio, per esempio… persone-capitale e persone-merce; delle industrie, dei prodotti, dei prezzi. Cosa accade se i prodotti sono le persone?! se le industrie sono galere?! se i loro profitti, invece, il nostro costo?!

Quanti cantieri collaterali travolgeranno ancora ed ancora le nostre vite? Collaterali in un duplice significato; da un lato certamente quanto appena scritto giusto qualche riga fa; dall’altro lato, un territorio, attraversato da equilibri geologici e quant’altro di certo non garantibili da sti trapanatori di montagne, che già da tempo manifesta il suo inesorabile moto verso le valli, quando piove, quando trema, in ogni momento in cui vive. Le manacce di sta gente frugano e frugano, lasciandosi dietro poltiglie di non-vita, devastazione garantita,  fanghiglia velenosa che continua a caderci addosso inesorabilmente.

Per circa due mesi, in maniera continuativa, da questa fanghiglia, delle persone hanno intrecciato respiri, alcune volte aliti alcolici, sbuffate di fumo e di sconforto, spesso. Ma cosa ci ha impedito di esservi? Cosa ci ha impedito di respirare a pieni polmoni anche nel mezzo di quest’area sulfurea e sorvegliata? 

INCONTRIAMOCI, ADESSO, TUTTX QUANTX ANCORA UNA VOLTA PER LE STRADE!!! INCONTRIAMOCI SABATO 1 MARZO A MESSINA, A PIAZZA ANTONELLO!! SQUARCIAMO IL SILENZIO DELLA NOIOSA PROVINCIA!!! CREIAMO INSIEME GLI SPAZI CHE SOGNIAMO!!! TORNIAMO INSIEME IN CORTEO!!! 


IL PENSIERO VA SEMPRE A CHI RESISTE ALL’INVASIONE DELLA PALESTINA; A CHI LOTTA CONTRO QUALUNQUE FORMA DI REPRESSIONE E SOFFOCAMENTO; A CHI DANZA CON IL FUOCO; A CHIUNQUE EVADE DA QUESTA GABBIA! 


 

da: .na qua-l- Cuno qua -lun- quE

 


VOLI LA CIVETTA Alfredo M. Bonanno Discussione e testimonianze sul movimento anarchico degli anni ’60 ’70 ’80

//CATANIA// PALESTRA L.U.P.O. //  4 MARZO H 17.30

VOLI LA CIVETTA
Alfredo M. Bonanno

Discussione e testimonianze sul movimento anarchico degli anni ’60 ’70 ’80

Se la lotta non è una meta, ma un modello interpretativo della realtà, per riappacificarci con il nostro intelletto abbiamo la necessità di conoscere la storia delle lotte nel nostro territorio. La nostra isola trattata alla stregua di una colonia; dove riversare nocività industriali, basi, armi e soldati oltre a ogni tipo di prigione, ha ormai una salda ed univoca narrazione.

La sottomissione, il disinteresse e l’indifferenza, queste le caratteristiche che regnano sovrani nella Trinacria, non sono solo un atteggiamento temporaneo legato ad uno specifico contesto, ma sono una categoria dell’anima, un tratto comune della popolazione, una tara di lombrosiana memoria. Questa tossica vulgata è strumentale, palesemente per proteggere lo Status Quo ed è fondamentale per isolare tra rabbia e impotenza qualsiasi pensiero sovversivo individuale.

Riappropriarsi della conoscenza di una Sicilia ribelle e indomabile non è assolutamente da ritenere come risolutivo, ma è senza ombra di dubbio concime per le teste che nascondono un seme di ribellione, che altrimenti potrebbe non germogliare mai.

Nel giorno in cui Alfredo Maria Bonanno avrebbe compiuto 88 anni ci sembra doveroso cogliere l’occasione per parlare di un eccezionale figura anarchica e del suo contesto.

Prolifico autore che ha scritto più di 150 opere tradotte in decine di lingue, non ha mai smesso di mettere il suo pensiero e il suo corpo al servizio della libertà, senza aver avuto mai paura di perderla. I suoi continui studi ed interventi sui metodi e le strutture organizzative anarchiche, in un modo o in un altro, hanno influenzato nella sua interezza l’odierno pensiero anarchico; rimanendo per lo più sconosciuto nel territorio dove è nato, ha passato la sua giovinezza e soprattutto, ha dato luogo alle sue prime battaglie. Nostra intenzione è recuperare questo passato attraverso le testimonianze di chi, quelle battaglie, le ha vissute in prima persona prima che cadano nell’oblio, rafforzando il mito della Sicilia impassibile e inerte a qualsiasi moto di rivolta.


VERSO IL CARNEVALE NO PONTE

 

VERSO IL CARNEVALE NO PONTE!


 Ci vediamo Venerdi 21 Febbraio dalle ore 17:00 al CSOA Cartella (Via Quarnaro, 1, Gallico, Reggio Calabria).

Lo Scirocco soffia prepotente sullo Stretto, profumi dal Sud del mondo, il passaggio. Ecco cosa siamo, passaggio, attraversamento, ricco di spore, il cammino di chi passa è prolifero di nuovo, di non stabilito.
Quanto vorrebbero fare carcasse di noi tuttx?! Ma noi balliamo e ci intrecciamo come il vimini che trasporta il pasto per persone fuggiasche tra le campagne. La nostra danza macabra del tutto nuovo, fulmine nel loro ciel sereno.

 

Strofe, rime, bassi e passi.

“L’UNICO PONTE CHE VOGLIAMO È LA SOLIDARIETÅ TRA INSORTX.”

Attraversiamo lo Stretto, afferriamo il passaggio, muoviamoci insieme verso danze sfrenate, esagerazioni, maschere, trucchi ed infinitamente indefiniti stupori.


APPUNTAMENTO PER TRAGHETTARE INSIEME DA MESSINA ALLE ORE 16:00 AGLI IMBARCHI DELLA CARONTE\\

DALLE 17:00 SERVIZIO NAVETTA PER CHI VIENE DALLA SICILIA (PER INFO SCRIVERE @carnevalenoponte OPPURE @csoa_cartella__ )

 

-Dalle 17: allestimento banchetti ed a seguire  assemblea “verso il carnevale No ponte” (che si terrà a Messina l’1 Marzo alle ore 15. Punto di concentramento Piazza Antonello).

-Dalle 21 live rap con: @cyborganafem @moskella_aka_moskillz @skilla___ @malatommi

-A seguire dj set con: @cr.u.do @mimmo_pompadour @mari_j_vocab @xv_xlxv

VOLETE INONDARCI DI CEMENTO…MA SARÅ LA NOSTRA RISATA CHE VI SEPPELIRÅ


CORTEO “CARNEVALE NO PONTE”/ SABATO 01 MARZO/ MESSINA

MESSINA// CORTEO// SABATO 01 MARZO!

L’ombra del ponte è già qua: espropri, cantieri propedeutici, depositi di scorie, propaganda, sottrazione di risorse, decreti legge per aggirare prescrizioni e per reprimere il dissenso… Il ponte è il simbolo di un’idea di progresso che se ne infischia delle nostre vite: estrae valore dai territori a costo di devastarli, li sottrae ai bisogni e ai desideri degli abitanti… per far guadagnare i pochi soliti noti.

Per ribaltare questo scenario e far sì che non si ripresenti mai più, abbiamo bisogno di capovolgere prospettive, ricontattare energie, immaginare mondi nuovi, creare relazioni differenti.

E allora… CARNEVALE!

Da sempre festa popolare, eretica, liberatrice, che dissacra, rovescia, si fa beffe del potere, la festa del tempo che tutto distrugge e rinnova!

…un carnevale per difendere lo Stretto, un carnevale per esorcizzare i mostri del profitto, un carnevale di festa, un carnevale di lotta!

Volete inondarci di cemento… …ma sarà la nostra risata che vi seppellirà!

STAMPA E DIFFONDI

FILE STAMPA VOLANTINO


Presentazione della rivista “Pensiero critico n.3”

CATANIA PALESTRA LUPO – 21 FEBBRAIO h.19.00

Presentazione della rivista pensiero critico n.3

Non c’è niente di meglio del modello democratico israeliano che possa rappresentare ciò che è il fine ultimo del progetto denominato smart world. E’ un dato di fatto che gli sviluppi tecnologici testati in Palestina (ma in generale nelle guerre) vengono venduti all’occidente per essere utilizzati all’interno dei contesti urbani, diventando parte fondamentale della trasformazione in corso. Ciò che comporterà lo possiamo vedere chiaramente in Palestina: analisi dei territori, raccolta dati sugli individui, elaborazione e predizione algoritmica, calcolo dei danni collaterali, confinamento e infine attacco militare. In un contesto come quello italiano non è ancora il momento per chi detiene il potere di utilizzare metodologie radicali come quelle impiegate da Israele. Pertanto, la gestione degli individui in modo sempre più capillare passerà per step intermedi che interverranno direttamente sui corpi.


“ZONE ROSSE- LA GUERRA È QUI IL NEMICO SEI TU!”

“ZONE ROSSE- LA GUERRA È QUI IL NEMICO SEI TU!”

A cura di: Materiale Piroclastico

Diamo diffusione ad un appendice di “PRIMI PASSI…ATTRAVERSO IL DDL SICUREZZA VERSO UNO STATO DI GUERRA”,

“Un provvedimento fascista che cerca di disciplinare il disagio sociale creato dalle ormai enormi disparità economiche vigenti: con la repressione, educando la popolazione ai comportamenti corretti o a “sgomberare il passo” se non ha grosse possibilità economiche per consumare. La zona rossa guadagna a pieno titolo di rientrare tra le misure che contribuiscono alla trasformazione del territorio in direzione colonialista assottigliando ogni giorno di più le differenze tra la gestione dei Territori Palestinesi Occupati militarmente e la gestione poliziale di una grande città del “democratico occidente”. (file lettura e stampa in fondo alla pagina)


Un necessario e quanto mai immediato aggiornamento sulle prove generali delle operazioni di controllo e repressione che prevede il DDL SICUREZZA.  L’istituzione delle così dette “zone rosse” nella città di Catania, tra le altre, ha dato un’immediata dimostrazione di una parte del carattere sempre più dichiaratamente autoritario dello Stato e dei suoi governi. Ancora una conferma della preparazione alla guerra totale, sia al di fuori dei confini nazionali che al loro interno.

Un estratto da “PRIMI PASSI…ATTRAVERSO IL DDL SICUREZZA VERSO UNO STATO DI GUERRA”, a cura di Materiale Piroclastico:
“È la preparazione della guerra in altri ambiti – politici e sociali – che da lungo si preparano ad essere qui arrivati ad un punto di svolta. Dopo i passi che la legislazione emergenziale ha approntato in questi anni, con il ddl 1660-1236 è la volta di scoprire le carte, con un bel salto in avanti. Il terreno è finalmente fertile per l’accrescersi del sentimento patriottico, il pozzo è avvelenato, la costruzione del nemico è ultimata, le forche sono distribuite ai passanti.”


STAMPA E DIFFONDI:

1)Versione_lettura

2)Versione_stampa

 


ORGANIZZIAMO INSIEME IL CARNEVALE NO PONTE 16/02

/MESSINA/

DOMENICA 16 FEBBRAIO

-Organizziamo insieme il CARNEVALE NO PONTE-

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L’ombra del ponte è già qua: espropri, cantieri propedeutici, depositi di scorie improvvisati, propaganda, sottrazione di risorse, decreti legge per aggirare le prescrizioni e altri per reprimere il dissenso…

Per ribaltare questo scenario e far sì che non si ripresenti mai più, abbiamo bisogno di capovolgere prospettive, ricontattare energie, immaginare mondi nuovi, creare relazioni differenti.

E allora… CARNEVALE! 🎭

La festa popolare, eretica, liberatrice, che dissacra, rovescia, si fa beffe del potere, la festa del tempo che tutto distrugge e rinnova! 

…volete inondarci di cemento… 

…ma sarà la nostra risata che vi seppellirà!tutto distrugge e rinnova! 

🏴‍☠️🗣️🏴‍☠️

INCONTRIAMOCI PER CREARE MATERIALI ED ADDOBBI PER IL CORTEO NO PONTE DI SABATO 1 MARZO. 

TORNIAMO AD ABITARE LE PIAZZE IN MANIERA CREATIVA, CREIAMO INSIEME GLI SPAZI CHE SOGNIAMO.

 

>>>>> FILE STAMPA VOLANTINI: karnevale 16.02 stamp A5


Presentazione dell’opuscolo “Non è forse questa guerra?!” Presentazione del Carnevale No Ponte

🏴‍☠️ CATANIA

15 FEBBRAIO 2025  PALESTRA LUPO P.zza LUPO 25 h. 18.00

“La democrazia è un cappio al collo di un suicida, con il nodo fatto male. Mantiene in vita morenti come zombie frustrati. E sempre più spesso poi ci si ritrova a fissare il vuoto; non è forse questa guerra?! Le nostre esistenze sono inondate da un sentimento di separazione, percezione a volte irreparabile di astrazioni sempre più isolanti. Diventiamo complici silenti di questa ‘barbarie democratica; obbligati ed obbligate ad essere costantemente diretti/e oppure ad essere la nuova classe dirigente, quella che brinda ai disastri del Libano, dell’Afghanistan, di Gaza, della provincia noiosa e del sobborgo povero; non è forse questa guerra?!”

🚨 A seguire presentazione del Carnevale No Ponte 1 marzo 2025

🎧 Dj set e Live benefit “carnevale no ponte” per danze contro il nulla che avanza:

– DJ SET MIMMO POMPADOUR e MARI J VOCAB

– LIVE MUGEN MENTALCHEMIST

Link Instagram: https://www.instagram.com/p/DF2veq_Mie_/?igsh=d3phMzd1YXpseTBk


CATANIA- L.U.P.O SABOTARE/ DISERTARE


E’ nella continuità tra pace capitalistica e guerra guerreggiata che va compresa l’importanza di difendere la possibilità dell’umano gesto di rifiuto. La guerra è qui ed è ovunque, non solo perchè il treno o la nave di passaggio nei luoghi in cui viviamo possono trasportare merci tra cui armi e munizioni, la ricerca scientifica che si produce in Università è al servizio della guerra, ma anche perché un dispositivo funzionale a profilarci in quanto

“consumatori” o a digitalizzarci in quanto “cittadini” può servire a sorvegliarci e, all’occorrenza, metterci al bando o puntarci addosso un missile. Il rifiuto popolare della guerra, tuttavia, è grande, la forza sta nelle mani e nel cuore di ciascuno di noi. Per questo gli Stati cercano di serrare i ranghi della popolazione.

Prendendo esempio dalle decine di migliaia di atti di diserzione e rivolta che avvengono sul fronte della guerra guerreggiata in Ucraina, che cosa può significare disertare qui, nelle retrovie, tra noi che non siamo direttamente chiamati alle armi?

SABATO 8 FEBBRAIO DALLE 19. PALESTRA L.U.P.O, CATANIA


CARNEVALE NO PONTE assemblea 9 febbraio

DOMENICA 9 FEBBRAIO ORE 11:00
VILLAGGIO UNRRA
(DAVANTI LA SCUOLA SALVO D’ACQUISTO) *
MESSINA 🎭

 

CONTRO IL PONTE, CONTRO IL GRIGIORE DI QUESTO MONDO

 

Continua il ciclo di assemblee e socialità per l’organizzazione del corteo
CARNEVALE NO PONTE
di sabato 1 marzo 2025

 

Ancora una volta vogliamo vivere le piazze e le strade delle nostre quotidianità, vogliamo attraversare quei luoghi che i cancerogeni tentacoli di piani speculatori e di distruzione, come quello del ponte, cercano in tutti i modi di strapparci via.

ore 11: assemblea
ore 13: pranzo di autofnanziamento
dalle 15: passeggiata esplorativa nei luoghi dei cantieri

* [in caso di pioggia, ci vediamo alla galleria vittorio emanuele, p.zza antonello]

Organizziamoci insieme, che sia CARNEVALE, che lo sia SEMPRE!

 

>>>  FILE STAMPA VOLANTINO: assemblea 9 febbraio A5