Monthly Archives: Maggio 2025

Che cosa sarà un “tour antimafia”?!

Che cosa sarà un “tour antimafia”?!

Viene da pensare al trenino squallidissimo che porta in giro i sandaletti morbosamente curiosi. Quelli da turisti insomma.

Di cosa si tratterà questo tour del ministro di infrastrutture e trasporti? Il suo giro dell’antimafia anche sulle rive dello Stretto, a sponsorizzare, ancora una volta, la loro infiltrazione criminosa nel tessuto di tutte queste vite. Così il ministro caro passa da queste parti a ricordarci come “il ponte sia l’opera antimafia per eccellenza”.

Che siano terroriste, disertori, anarchiche ed insubordinati la risposta è sempre e solo una: MILITARIZZARE!

Nasceva la nazione e nascevano carceri speciali per chiunque non si volesse raddrizzare difronte all’imminenza del nuovo potere, quello della nazione e dello Stato. Ed ora come allora la guerra è totale, la guerra è contro ogni corpo che si mette di traverso ai loro loschissimi progetti di devastazione assicurata. Ogni occasione fu ghiotta per l’inaugurazione di nuovi reparti speciali armati in grado di penetrare il tessuto sociale, carcerarlo, fucilarlo, stuprarlo. Ed ora, come allora, il “nemico comune” funge da collante per un mondo cui parola d’ordine é “repressione”. Disertori e refrattarie si trasformarono così in “mafia”. Quando alla vita fu imposto il metodo scientifico lo Stato avanzava e la vita si ritrovava sempre più relegata ad un angolo, coscritta. La creazione del nemico, ora come allora, è il pivot su cui si basa la loro aggressione. Prima cercarono “l’anticristo” e perseguitandolo ne vietarono danze e riti, aspetti della vita divennero illegali. Terre lontane, terre di conquista. Poi vollero soppiantare la conoscenza di Stato a quella ‘locale’, considerata incivile e, addirittura, volenterosa della mano ferro della mano piuma di papà tricolore. La retorica d’invasione è sempre stata basata sul “progresso”, l’appropriazione di parole, dotazione marmorea di senso ed imposizione a macchia d’olio del sensato e dell’insensato. Poi vennero gli eserciti; avamposti e “campi base”; centri di reclutamento e di indottrinamento; reti, confini e sorveglianza (armata). L’invasione militare trovò così consolidamento nell’invasione di una nuova maniera di pensare, moderna, l’invasione di epistemi intrisi di gerarchie; razzismo, misoginia, diffidenza per ‘l’altro’; necessità di determinatezza e fuga totale dall’ignoto. Ed una volta arrivati gli eserciti non se ne andarono più e proliferarono sotto diversi nomi e (apparentemente) funzioni, tutti insieme nell’accorato obiettivo di mantenere quanto imposto a fucilate e cannonate.

Che cosa significa un “tour antimafia”? Significa tantissime cose allora, continua a portare con sé tutta quella retorica e quelle modalità che allora soffocarono le esistenze che vivevano questi luoghi della terra. Ed in parole spicciole, oggi, di nuovo, i loro tour portano con sé nuovi metodi di controllo e repressione. “Cinquanta nuovi ispettori” per vegliare su chiunque voglia infiltrarsi nel loro sterile terreno. Questa è la notizia che porta Salvini sulle coste dello Stretto in occasione della sua squallida gita propagandistica. Ancora controllo, ancora repressione, ancora sangue ed, ancora una volta, gli stessi campanacci d’orati che gli invasori propinavano nelle remote terre di conquista, il “progresso”.

L’unico e solo significato è deciso dai decretatori, “interesse pubblico e nazionale”, l’ennesima ragione per barattare la propria vita con non meglio precisati benefici futuri. L’ennesima buona ragione per blindare la vita delle persone e per vegliarla a vista con personale ben equipaggiato e legittimato a spargere quanto più sangue possibile.


Due mesi fa chiudeva il mercato Vascone di Messina- oggi resta ancora chiuso!

Due mesi fa chiudeva il cancello del mercato Vascone di Messina, così il 19 marzo:

Chiude il mercato Vascone di Messina per permettere la realizzazione dei lavori di “miglioramento” e “ristrutturazione”.

“Per permettere alle persone di continuare il proprio lavoro sono state allora montate delle casette di legno nello spazio antistante (parcheggio d’interscambio Via Catania). Messina, Messina; città d’inganno. Molta gente era anche titubante sulla chiusura; altre persone vedevano, invece, in un territorio che vibra solo per i terremoti, la possibilità di rinnovazione dei locali del mercato come occasione di cambio. Si potrebbe pensare a cosa significhi questa chiusura, questo investimento per ristrutturare uno dei mercati storici della città. Luogo non solo di mero scambio denaro-merce, ma pivot pulsante di forme di socialità sempre più rare a queste latitudini, si trova adesso chiuso. Ma…. Le casette di legno?! INUTILI. Non sono, in questo momento, dotate di energia elettrica e mancano i servizi basilari che erano invece garantiti dentro il mercato “fatiscente”. Molto probabilmente l’auto-gestione di una comunità consolidata, tra legami, conflitti e chissà quante altre sfumature dell’interagire vivente, non avrebbe mai interrotto il filo continuo di questo incontro; si necessario al lavoro, al rapporto vendita-acquisto, ma anche centrale collante di un tessuto sociale, quello messinese, sempre più distante, distaccato e, a tratti, solo. La gente però non aspetta sempre la mediazione di chissà quale struttura, sindacato o partito. E spesso dimostra i pugni chiusi in maniera decisa ed indipendente. Così alla presenza dei soliti mediatori e dei soliti controllori si cerca di mettere sotto vuoto il respiro della gente che rivendica l’inganno. Non si parla qui di malafede necessariamente, quanto meno, in questo luogo, contenitore di migliaia di tribù, il contatto è spesso più diretto di quanto ci si possa immaginare. Ma comunque con ciò non si vuole escludere tutto il dolo in seno ai delegati nel contrattare pezzo per pezzo luoghi (tanto fisici quanto mentali) delle nostre esistenze in virtù di non meglio precisati benefici futuri (“desiderabili”). Ma qui, in questa storia tutta locale, tutta rionale; si viene ad intrecciare un elemento, ossia l’insoddisfazione perenne di desiderio, caratteristica della società del consumo. Ed ogni metafora si fa cosi triste realtà.. Tutto diventa molto terreno in questa perenne rincorsa di un domani, che con ogni probabilità non arriverà mai. Ma che centra il mercato? L’intervento sulle strutture ed infrastrutture presenti in città; delle quali moltissime, ad onor del vero, fatiscenti; non è caratterizzato dalla sola volontà dell’amministrazione locale di fare il numerino più alto alle prossime amministrative, non è esclusivamente campagna elettorale; non è manco esclusivamente perizia tecnica sul come afferrare finanziamenti d’ogni sorta. Ma è anche vero che risponde a delle necessità predatorie che avvinghiano lo Stretto in maniera sempre più consistente. La costituzione di un vero e proprio nuovo spazio di movimento per una nuova struttura di capitale, sempre più “intelligente” e, chiaramente, digitale, algo-ritmica, si rivela sempre più agli occhi increduli della gente. Un luogo, delle persone. Un luogo vuoto, fantasma, delle ruspe. Sembra emblematica la situazione del mercato di pocanzi. L’unica cosa che regge in piedi l’inganno è la svariata quantità di confini che vengono imposti tra le solidarietà. Comunque… chissà come sarà il mercato quando si rientrerà…chissà se ci sarà ancora spazio per tutte…”


OGGI, GIORNO 26 MAGGIO, A DUE MESI DALLA CHIUSURA DEL MERCATO, I LAVORI DI RIFACIMENTO NON SONO ANCORA INIZIATI E LE CASETTE DI LEGNO PERSISTONO IN VIA CATANIA.

Passano le settimane dunque e i lavori al mercato Vascone restano ancora fermi al palo. I mercatari si trovano ancora fuori nelle baracchette di legno predisposte per garantire la continuità dell’aspetto commerciale del mercato. La dinamica relazione non può essere venuta meno però, di fatti lo strato sociale che si intesse in contesti di mercati rionali è molto difficile da arginare. L’inganno è in processo e molti dei dubbi che sorgevano al giorno della chiusura sembrano divenire con il tempo sempre più nitidi. L’ennesima delega ad un futuro promesso, che, come tante altre promesse, si infrange contro la realtà speculatrice che ci viene a tutte imposte quotidianamente. Il comune sembrerebbe aver avviato un contenzioso nei confronti della ditta che si è aggiudicata i lavori. Emblematico il modus operandi di affaristi che, con il fianco dello Stato e delle sue istituzioni, arraffano tutto il possibile, si mangiano tutto e prendono molto più di ciò che possono, per poi lasciare solchi oscuri nel tessuto sociale nel quale si infiltrano brutalmente. La testimonianza dell’aggressione diretta alle vite delle persone che vengono sdradicate dalle realtà sociali che si intessono all’intorno dell’esistere, del vivere, del respirare insieme. Ecco cosa fanno, alzano frontiere nel petto della gente, tentano in tutti i modi di creare isolamento e separazione, uniche vere linfe vitali dei loro loschissimi piani. Ancora una volta viene da proiettare quest’immagine di incompiuta alle prospettive che si palesano con il progetto ponte. Kilomentri e kilometri quadrati di cantiere, frontiere reti arancioni, interdizioni alla vita ed un cumulo di macerie della loro bruttura imposta. Non possiamo ancora lasciarli fare, si arrogano le nostre esistenze e ne vogliono fare strazio in forza solo ed esclusivamente del loro guadagno. Questo è ciò che lascia alle native ed ai nativi il loro processo di modernizzazione ed abbellimento a consumo di qualche sandaletto curioso sbarcato dall’ennesima crociera. L’abbandono è ciò che spetta alle persone che abitano i luoghi degli interessi di una classe politica al totale servizio della grande impresa ed industria; non ci si può fidare assolutamente delle loro promesse di una vita migliore futura.

Prendiamoci in mano l’adesso, riappropriandoci per trasformare in fuoco quanto ci continuano a mal togliere ogni giorno. Stupratori seriali mettono alla barra d’accusa le vittime delle loro violenze, processi in tribunale, processi nei mercati, processi di ammodernamento. Ed in questa solitudine che proliferano gli spacciatori di “per”, mendicanti di notorietà, ossessionati dal momento di fama, sti quattro arraffatoti vengono ad elargire ancora promesse e, nel frattempo, ci svolazzano in circolo sulle teste aspettando di poter banchettare con le nostre carogne. Così che alcuni si dimostrano vicini alla gente ingannata e, illudendoli ulteriormente, vengono ad esigere mandati popolari per rimandare ancora una volta e ancora una volta la vita. Il presidio fisso dello squallore lo portate in petto, politicanti illusionisti di professione, continuano a venderci la loro fuffa. Vorrebbero strade scintillanti, muri grigi, mercati silenziosi e moderni, infanti indebitate, confini serrati, gente sola e disperata, giardini ben curati e manipolati. Ma la loro puzza precede e supera senza alcuna discussione quella che loro dicono abbia il “degrado” contro cui tanto si scagliano.

Vogliono città mute ma sarà un boato a renderli sordi invece! L’erba cattiva non muore mai e noi saremo sempre la gramigna di questo prato di finto verde!!!


NUOVO DL INFRASTRUTTURE

19 MAGGIO 25- APPROVATO IL NUOVO DECRETO LEGGE INFRASTRUTTURE

Giorno 19 maggio, è stato approvato in Consiglio dei Ministri il Decreto legge Infrastrutture. Vengono “introdotte misure innovative per sbloccare cantieri e semplificare procedure” e contiene al suo interno norme molto diverse l’una dalle altre. Rubricato “Misure urgenti per garantire la continuità nella realizzazione di infrastrutture strategiche e nella gestione di contratti pubblici, il corretto funzionamento del sistema di trasporti ferroviari e su strada, l’ordinata gestione del demanio portuale e marittimo, nonché l’attuazione di indifferibili adempimenti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla partecipazione all’Unione Europea in materia di infrastrutture e trasporti”.

Un provvedimento “urgente e strategico”, dicono dal Ministero Infrastrutture e Trasporti; utile a velocizzare la realizzazione di infrastrutture chiave, come il ponte sullo Stretto; le concessioni autostradali, come per esempio la Pedemontana Lombarda; le olimpiadi Milano Cortina 2026; il GP di Formula1 ed altri. “Questo decreto-legge, frutto di un’attenta analisi delle priorità del paese, introduce misure concrete per sbloccare cantieri, semplificare procedure e garantire servizi di trasporto all’altezza delle esigenze dei cittadini e delle imprese”. Insomma, un altro assist all’industria dell’infrastruttura e della guerra.

Ancora non è disponibile il testo del decreto, ma da alcune anticipazioni si intuisce la portata delle norme contenute. Per quanto riguarda il ponte sullo Stretto le fondamentali novità sembrerebbero sostanzialmente tre; in primo luogo sfuma la qualifica di “stazione appaltante” della società Stretto S.p.a., che era prevista nel precedente decreto, ossia viene meno la sua caratteristica di soggetto pubblico in grado di bandire procedure di gara in maniera indipendente; sembrerebbe essere stato adeguato l’attuale costo della complessiva opera ponte sullo Stretto a 15.5 miliardi di euro, cui sappiamo l’impalcato del ponte ricopre meno della metà del totale importo, essendo l’opera costituita da un’insieme di opere infrastrutturali affini e “compensative” (o per meglio dire collaterali) che si espandono a macchia d’olio sulle rive siciliana e calabrese; ultimo dei tre aspetti che sembrerebbero costituire il capitolo ponte sullo Stretto del neo decreto legge infrastrutture sarebbe la possibilità di aumento dei contratti per la realizzazione dell’opera con il limite massimo del 50%. L’amministratore della Stretto S.p.a., in occasione della conferenza del ministero delle infrastrutture e trasporti del 19 maggio, ricorda che la società si trova adesso nella fase di completamento della documentazione necessaria in attesa “dell’auspicato parere positivo del CIPESS”. L’obiettivo è infatti quello di proporre alla commissione l’esame della documentazione prodotta entro la fine di giugno, per poter poi procedere con le successive fasi della cantierizzazione. La Commissione, sempre in occasione della consegna della documentazione da parte della Stretto S.p.a., individuerà le così dette “opere anticipate”, che sono tutte quelle immediatamente realizzabili dopo l’eventuale approvazione del CIPESS stesso.

Espropri, kilometri di strade e ferrovie, fiumi di denaro, centoventi mila unità lavorative, aziende di tutt’Italia coinvolte, migliaia di mezzi, le rive dello Stretto militarizzate, ecco cosa ci viene prospettato dai signori del cemento e i suoi conniventi legislatori; presumibilmente, da quest’estate in poi. Tutti coinvolti, dalla difesa all’economia e finanza, nel misericordioso aiuto di queste terre derubate ed abbandonate. Il loro record internazionale è tutto sulle nostre spalle, metaforicamente e materialmente. “L’estate del 2025- dice il ministro Salvini- non per capriccio elettorale, ma per serietà, è quella dei lavori Pietro…”. Insomma, sembrerebbe tutto pronto per la loro scorpacciata di vite umane e non umane, manca solo il parerefinale del CIPESS e il loro avamposto di “progresso” incomincerà a sparare senza sosta sui nostri corpi, sulle nostre esistenze.

Lo stesso ministro chiede intransigenza contro infiltrazioni criminali… ecco, vogliamo prendere alla lettera questo invito. Siamo intransigenti contro ogni tentativo di intromissione nelle nostre vite. Il vostro diserbo esistenziale non lo vogliamo. Fomentatori di distruzione e disperazione voglio cacciarci a suon di ruspe dalle terre che abitiamo e viviamo per sostituirci con il loro manufatti di profitto ad ogni costo.

Sempre nell’ambito del Decreto legge infrastrutture, il ministro, ha stanziato 5,25 milioni di euro per il 2025 e 5 milioni per ogni anno dal 2026 al 2032 “a favore della Federazione sportiva nazionale-ACI per la realizzazione dei Gran Premi di Formula 1 che si svolgeranno negli autodromi di Monza ed Imola”. Si mira dunque, ancora una volta, a sostenere “l’indotto turistico e l’immagine del nostro Paese nel panorama globale del Motorsport”, dimenticando sistematicamente cosa questo significhi invece per i luoghi e le vite interessate da tali progetti. Nel dl infrastrutture anche le opere funzionali alle olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, scelto come “commissario straordinario per le opere strategiche in Veneto e Lombardia” l’Amministratore Delegato della Società “Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.A.”; per quanto riguarda il Veneto le opere interessate sono: una nuova opera di presa idrica dal fiume Boite a Cortina; un nuovo impianto a fune a Cortina d’Ampezzo e la costruzione di un sistema di trasporto “moderno ed intermodale”; per quanto riguarda la Lombardia: il parcheggio interrato Mottolino (Livigno), per gestire meglio i flussi di traffico previsti; ed infine, il nodo di Castione Andevenno (“svincolo di Sassella”). Ancora una volta, come in diversi appalti pubblici, ad accaparrarsi gare ad assegnazione diretta è Webuild, una delle società (quella di punta) del consorzio Eurolink cui sono affidati i lavori del mega progetto ponte. La Pedemontana, la linea metropolitana M4 di Milano che collega Linate ed il centro città in pochi minuti. Più in generale, le olimpiadi invernali Milano Cortina 2026 hanno portato con loro un’ondata di lavori e cantieri a pioggia su tutta la città. L’ennesima conferma che i grandi eventi sono legittimazioni culturali e sociali di una più generale aggressione ai territori fatta di trasformazioni infrastrutturali tanto fisiche quanto digitali. Così cavalca il progredire del sistema “smart city”, binario che corre parallelamente in diversi contesti interessati dalle ondate di cantieri previsti ed in esecuzione.

Il 19 maggio non è stato solo il giorno dell’approvazione del Dl infrastrutture, si sono infatti discusse importanti modifiche al PNRR italiano. Tra gli esiti la rimodulazione dei progetti in ambito ferroviario, ottenendo la piena salvaguardia dell’importo finanziario originario ed “assicurando il finanziamento di opere prioritario come il Terzo Valico dei Giovi e la linea AV Salerno-Reggio Calabria. Infine, tra gli altri, altro elemento fondamentale sarebbe la “promozione del Partenariato Pubblico-Privato (PPP)”, fondo utile ad attrarre capitali privati nella realizzazione di grandi opere pubbliche. Strumento, quello del PPP, che sarà progressivamente rafforzato, “con un impatto atteso significativo in settori chiave come le infrastrutture idriche e l’edilizia sociale (Piano Casa)”.


Ma è veramente ancora possibile lasciarli fare? Quanto ancora ci si può dimostrare accondiscendenti in cerca di perenne mediazione con l’esistente?

Venditori di sabbia nel deserto, queste lingue biforcute si aggirano seminando la loro menzogna. FIRMATE FIRMATE.

Una scorpacciata di consenso per il ponte, le imprese del Nord che entreranno nel progetto, e i politici che le avranno aiutate. In questi giorni, al villaggio UNRAA, contesse, città di Messina, un bachetto di Lega-Prima l’Italia raccoglie firme per chiedere di coprire il segmento del torrente S. Filippo che permetterebbe al Villaggio di avere una seconda entrata. Sì, perché al quartiere della zona Sud si può accedere da un’unica strada, da dove passano – oltre agli abitanti – i mezzi pesanti di diverse imprese di servizi e logistica e, da un po’ di tempo, anche i mezzi che depositano materiali di ogni sorta nel cantiere adiacente alle case ed al mare. Strano… in mesi e mesi di allarme sanitario ed ecologico non hanno emesso un fiato riguardo l’arsenico e le polveri sottili che si diffondevano nell’aria e nell’acqua… ora improvvisamente appoggiano una richiesta che gli abitanti del luogo fanno da decenni.

In apparenza è ancora piu strano che loro, che sventolano la paternità della mega-opera che stuprerà la nostra terra, sicuri che in estate – forse proprio da Contesse – apriranno i cantieri, chiedano un intervento già previsto dal progetto ponte!

Sappiamo infatti che, secondo il progetto, proprio da villaggio UNRRA avrebbe inizio il perforamento della terra per la nuova ferrovia che, attraverso due gallerie sub-urbane, giungerebbe all’impalcato del ponte. Ma di questo, nello sbandierare la loro nuova sensibilità per i problemi degli abitanti della zona, neanche una parola.

Indicato con marrone chiaro l’area del torrente S. Filippo già inclusa nel progetto ponte sullo Stretto.

Una nuova viabilità per il Villaggio UNRRA” recita il manifesto del loro rituale di menzogna, apponendo il camouflage della vox populi ai loro interessi milionari.

Manipolazione in due step: ingraziarsi gli abitanti del luogo insinuando nelle loro teste che, a fronte di veleni ed espropri, qualcosa di buono anche per loro c’è, nel progetto del ponte; poi, utilizzare gli stessi abitanti come leva per legittimare i cantieri. Ma con chi pensano di avere a che fare?! Hanno la pretesa di poter sempre imbrogliare chiunque con le loro belle parole…

Ma per chi chiedono questa “nuova viabilità”? Per ancora altre miriadi di camion stracolmi di materiale da cantiere che scorrazzeranno qui e lì per le strade? …tanto, comunque, tra espropriati e trasferiti forzati, saranno poche le persone che rimarranno in quartiere!

Continuano imperterriti a porsi come i mediatori del ‘ben vivere’, del futuro avvenire, unici interpreti di ciò che è meglio; cercano di costruirsi rifugio e legittimità dietro un “mandato popolare”, quello delle stesse persone che dai loro cantieri perderebbero di più. Dall’altra parte, intessono la narrazione del costantemente incipiente inizio dei cantieri; poi, subito dopo, qualche notizia smentisce e rimanda lo stupro a qualche mese dopo. Di estate in estate la corda della forca sembra stringersi sempre più al collo della gente.

Intanto, la narrazione da guerra ha lasciato spazio a un’organizzazione del controllo e della repressione nel contesto cittadino sempre più improntata agli scenari di guerra. La riorganizzazione del regolamento di polizia urbana e la richiesta di strumentazione da antisommossa per la polizia municipale ( in diretto riferimento ai prossimi cortei No ponte!) sono solo gli ultimi dei provvedimenti che stringono la città.

Vogliono convincerci in tutti i modi a consegnare i nostri luoghi di vita nelle mani di chi ne farà strazio a viso scoperto; in cambio di qualche briciola che non potremmo neanche mangiare, quando ci avranno tolto tutti i denti. Lo fanno attraverso le menzogne che ogni giorno propinano a mezzo stampa e/o telecamera, lo fanno attraverso la fame che impongono su luoghi e persone sempre più depredate, lo fanno con i loro banchetti raccogli firme, con il loro continuo caldeggiare il processo democratico colluso e pilotato da signori del cemento e della finanza, senza il quale non esisterebbe per loro alcuna possibilità di esistenza.

Ma è veramente ancora possibile lasciarli fare? Accettare tacitamente la prepotenza con cui impongono la loro squallida presenza? Quanto ancora ci si può dimostrare accondiscendenti in cerca di una perenne mediazione con l’esistente?

Diciamo NO alle loro luride menzogne! Non possono sempre averla vinta loro, non possono sempre fare tutto ciò che vogliono, soprattutto perché il loro volere è sempre e comunque contrario alla vita ed alla gioia.


CORPI DI GUARDIA E MENTI CARCERATE


Commentano giovani rivoltosx…

“La festa comincia male, diventa finalmente nostra. Ci prendono sempre tutto; ci riprendiamo qualcosa!”



Il dirigente del Comune di Messina Salvo Puccio con determinazione n° 2901 del 16/04/2024 indice il bando di assunzione per cento agenti di polizia locale con la mansione di istruttore. 

L’estendersi della necessità di personale di sicurezza e controllo sul territorio in un contesto normativo che si fa sempre più stringente e rivela la sua genetica fascista, travestita col nome “democrazia” è uno degli aspetti. Ma è molto curioso provare ricostruire uno dei fil rouge possibili che lega tra loro alcuni avvenimenti che ci piombano a cascata sulla testa, determinando il riassetto della polizia urbana nella città di Messina, anche. Risulta abbastanza confusionario ma, con il supporto del “senno di poi” (sigh!), si può abbozzare una ricostruzione dei fatti normativi e di concreta vita vissuta che hanno condotto, dal centro, al riassetto securitario di tutte le periferie. Il clima di guerra favorisce e lubrifica la possibilità di organizzare le regioni del regno in modo da creare compartimenti stagni controllabili, reprimibili e difendibili. 

Il “ddl sicurezza” non ha fatto altro che starnazzare un cameratesco “PRESENTE” al richiamo della società militare, di guerra. Poi, aggirando lo stesso sistema burocratico frutto del loro garantismo, il legislatore ha promosso l’applicazione dei suoi dettami in maniera diramata, locale. Così che i diversi comuni, soleccitati dalle prefetture e da sceriffi vari hanno incominciato, a catena, ad implementare regolamenti di gestione della sicurezza urbana che sempre di più hanno ricalcato la ratio del “ddl sicurezza”. I comuni hanno istituito diverse forme di “zone rosse”, confermando la totale possibilità di personalizzazione dell’apparato securitario che, da oggi, si cuce su misura dei corpi che intende colpire e criminalizzare. A coronare il sogno nazional-securitario il decreto che ha ammesso, seguendo la formula emergenziale, le caratteristiche sempre più repressorie messe in atto di governo in governo. Dimostrando subito il rinnovato clima repressorio, sempre più acuito, attraverso le modalità operative delle forze dell’ordine ed armate. I più recenti interventi intrisi di violenza nel contesto di alcune TAZ a Milano e Bologna, dove le squadre in divisa hanno provato a farsi strada a suon di lacrimogeni e vandalizzazione dei mezzi in uscita dalle aree circondate dagli agenti; il cuneo messo in opera dai reparti anti-sommossa durante il corteo con Gaza tenutosi a Milano che ha di fatti diviso il corteo in due; le repressioni durante le celebrazioni del 25 Aprile in diverse città d’Italia; tutte queste operazioni, che si diluiscono tra il tantissimo sangue già versato, riconfermano ancora una volta qual’è il pasto (avvelenato) che ci stanno giorno per giorno servendo in questo squallido banchetto. 

A Messina, nel frattempo la Prefettura sollecitava per la riorganizzazione del regolamento di polizia urbana e l’identificazione, da parte del Comune, di aree considerate “sensibili” ove il provvedimento del DACUR (divieto d’accesso urbano) sia considerato facilmente (termine giuridicamente profano) applicabile. Aree considerate particolarmente sotto attacco del degrado e che necessiterebbero della disinfestazione dei marginalizzatori e, così, la solitudine avanza. Preventivamente si è provveduti al riassetto di molti degli aspetti, tanto amministrativi quanto operativi, delle forze di polizia urbana in servizio sul territtorio. Si procede all’assunzione di nuovi agenti ed a somministrare nuove tipologie di addestramento per meglio inserirsi nelle nuove forme di servizio previste per questa forza di polizia sul territorio urbano. Aggiornato il regolamento di polizia urbana si richiede l’implemento di dotazione agli agenti della polizia municipale, fornendo scudi anti-sommossa, guanti con nocche rinforzate, caschi a visiera lunga, torce tattiche, ma soprattutto “adeguata formazione”. I kit speciali sono 40 ed più si aggiungo 10 kit specificatamente pensati per l’applicazione delle misure previste dal trattamento sanitario obbligatorio.  Il tutto giustificato dalla più recente manifestazione No ponte che ha visto le strade di Messina attraversate da persone che non partecipavano ad una liturgia come un’altra, ma che, con determinazione, squarciavano lo status quo che affligge la quotidianeità di queste latitudini. Si è speso troppo tempo a quantificare i millilitri di vernice spray applicati sui muri di questa grigia città e non più di un niente alla considerazione di quanto avviene ex-post. 

Partendo dai provvedimenti del consiglio comunale messinese, che si prefigge di implementare la sinergia con la questura nella gestione dell’ordine pubblico, vengono più volte menzionati i fatti del Carnevale Noponte e si chiama a gran voce l’isolamento. Infatti, per i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia e Lega le prossime manifestazioni contro la mega-opera dovrebbero avvenire “nell’inutile parcheggio d’interscambio di San Licandro”, zona pre-collinare del messinese.  A parte l’aggettivo “inutile” riferito ad un’opera del comune all’interno di uno stesso provvedimento comunale che di per sè delinea il carattere tragi-comico della questione, resta predominante l’esercizio di cieco e sommario potere da parte dei soggetti istituzionali coinvolti, che nella loro continua ricerca di centralità da opinionisti si dimenticano il proverbiale “contare fino a dieci”.

Le mosse politico-istituzionali che ricalcano la stretta penale dei provvedimenti “sicurezza” non terminano qui, infatti in ordine cronologico, subito dopo la delibera comunale sopra citata, il comune messinese approva il già menzionato nuovo regolamento di polizia urbana, implementando una personalizzata e zanclea forma di “zone rosse”. E se, precedentemente, si era già imbastito il bando di conocorso per l’assunzione di nuove guardie del castello, adesso si prepara la ciliegina sulla torta con la previsione di ulteriore attrezzatura e formazione.  Se la tipologia di attrezzatura non lascia spazio alla fantasia circa le rinnovate intenzioni del grande controllore Giardina (capo della polizia municipale messinese), qualche dubbio circa “l’adeguata formazione” forse bisognerebbe porselo. Certo ad utilizzare sti scudi e sti manganelli sappiamo bene chi lo insegna, essendo la polizia di stato incaricata alla gestione dell’ordine pubblico, soprattutto quello a cui fanno riferimento nella loro cieca corsa alla militarizzazione totale. Ma si potrebbe dedurre una qualche forma di collegamento tra le nuove assunzioni e le auspicate funzioni che dovrebbero ricoprire; se poi si aggiunge che una buona percentuale di posti per questo tipo di concorsi è riservato a persone che hanno partecipato a programmi come vfp1 (volontario in ferma prefissata per un anno), vfp4 (volontario in forma prefissata per quattro anni) o affini, si può presto intuire che tipo di preparazione pregressa è favorita e gradita.  

Un salto a ritroso lo si può proporre qui, tornando alla scorsa stagione fredda, quella del 2024, quando la città di Messina sembra improvvisamente invasa da quantitativi di crack senza precedenti. Ogni fine settimana il servizio giornalistico dedicato ai risultati dei controlli sul territorio il termine “crack” spopola nella cronaca locale. Il culmine si raggiunge quando, scoperta l’america nella bacinella, ci si accorge che “i giovani” si drogano! Ma cosa ancora peggiore, lo fanno a cielo aperto e non nella suburbe dove tradizionalmente si immaginano collocate reiette e rietti, mettendo così costantemente a rischio la narrazione di una città tranquilla, esente da disperazione ed abbandono umano/sociale. Non in queste righe si vuole avanzare una riflessione sul clima sociale che ha permesso il tracollo di una comunità appesa ad un filo e certamente non è individuabile, il collasso sociale, nello schioppettare di queste pietre nelle pipe, ma certamente molto più in là, forse questa è solo una conseguenza. Ed, a scanso di equivoci, non vi è alcuna moralizzazione circa la ricerca di un’istante di serenità in questa o quell’altra sostanza. Fanculo l’antidoping! Il dato allarmante fu il sempre più intenso rapporto sinergico degli agenti di polizia municipale con quelli delle varie forze dell’ordine ed armate. Infatti, posti di blocco della municipale sempre affiancata da personale di polizia di stato, guardia di finanza o arma dei carabinieri; pattugliamenti congiunti; eccetera. Insomma un ménage à trois di sbirri. 

L’attuale amministrazione a guida Basile segue pedissequamente i passi già percorsi dalla precedente genitore. Gia con la precednete amministrazione De Luca si avvertiva l’elevazione del corpo di polizia municipale a guardie personali dell’allora sceriffo che dichiarava arresti agli sbarchi delle navi traghetto durante la dichiarata pandemia e le misure di chiusura implentate, appunto, attraverso diversi decreti. Chi abitava Messina in quel momento potrà nitidamente ricordarsi le foto pubblicate sui social dall’allora sindaco di sex toys e profilattici rinvenuti nelle diverse case d’appuntamento dove i suoi agenti municipali irrompevano con la stessa prepotenza che tutto il mondo, ogni giorno, già è capace di dimostrare a chi abita i contorni di questo terribile buco nero. 

Non era più evidentemente possibile concepire le forze di polizia municipale come l’ennesimo bacino per assunzioni di amici e parenti che faceva possibile l’immagine goliardica dell’agente municipale come un carapace della sorveglianza. Aumentano le ronde e la possibilità di presidiare sempre maggiori porzioni di territorio, sempre e soprattutto in vista della massiccia opposizione alla cantierizzazione delle rive dello Stretto, dicono.


Commenta Giardina: “L’operatore rischia […] servono almeno i caschi. Sono dispositivi di sicurezza e protezione, certo non vogliamo trasformarci in una polizia in stile sudamericano”…. che vorrà dire?!


E così, ringalluzzito l’umore di questi mai percepiti come sbirri, adesso vengono definitivamente inseriti nel grande pastone del braccio armato dello Stato, anche qui, nella sghignazzante città di Messina. 




“IL LORO GRIDO È LA MIA VOCE”- Poesia da Gaza

|MESSINA|

DOMENICA 18 MAGGIO| ORE 15:00| FORTE S. JACHIDDU (ME)| in “CONTRO LA CITTÀ CANTIERE”


“IL LORO GRIDO É LA MIA VOCE”- Poesia da Gaza

“SE DEVO MORIRE, TU DEVI VIVERE, PER RACCONTARE LA MIA STORIA”

Ancora. E ancora e ancora e ancora e ancora …

Altrimenti niente più ha senso…e mai più ne avrà…

Che le poesie, le parole prese dal testo a cui facciamo riferimento, da Gaza, vengano seminate, dette, urlate, agite per come possiamo, a questa nostra latitudine, con questi seppur goffi inadeguati mezzi e tentativi….che ciò che in Palestina si paga con la vita, voglia, debba diventare storia …”filo bianco ” tra loro e noi….

Che questa azione fatta di parole a cui noi possiamo e dobbiamo dare il fiato possa ripetersi ancora e ancora e ancora , passare di bocca in bocca , scalfire , fecondare…. Domenica e poi di nuovo e di nuovo..ancora ed ancora

FREE PALESTINE!


CONTINUIAMO A SCRIVERE AD ALFREDO!

Riceviamo e diffondiamo:

Ciao a tutt*: gli aggiornamenti che ci arrivano sulla situazione del compagno Alfredo Cospito descrivono un evidente inasprimento delle condizioni già di per sé aberranti della reclusione in 41-bis. Da alcuni mesi, Alfredo sta affrontando una progressiva limitazione nelle già esigue possibilità di vivibilità del regime detentivo a cui è stato assegnato dal 2022, tra cui il blocco praticamente totale della corrispondenza da/per l’esterno, l’impossibilità di accedere alla biblioteca interna (autorizzazione che Alfredo aveva avuto dalla Direzione), il blocco dei libri regolarmente acquistati in libreria tramite il carcere (come prevede il regime del 41-bis) e di altri beni, come farina o indumenti, di uso quotidiano. Tutto ciò avviene, guarda caso, in coincidenza con la condanna in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio del sottosegretario alla giustizia Delmastro (proprio per la vicenda delle intercettazioni ambientali, divulgate in Parlamento da Donzelli, delle conversazioni tra Alfredo e gli altri reclusi che all’epoca facevano parte del suo “gruppo di socialità”). Altre “coincidenze” che viene da pensare possano avere il loro peso in questa vicenda sono le dimissioni a fine del dicembre scorso del direttore del DAP, Giovanni Russo, che aveva testimoniato non proprio a favore di Delmastro nel processo a suo carico e, ancora guarda caso, il ritorno al comando della sezione 41-bis di Bancali del graduato dei GOM che era stato trasferito proprio per il suo coinvolgimento nella faccenda delle intercettazioni. Rilanciamo quindi l’appello che diffondemmo l’anno scorso in merito alla corrispondenza indirizzata ad Alfredo, come primo passo perché riacquisti incisività e costanza la mobilitazione per strappare Alfredo dall’isolamento e per continuare a lottare contro l’ergastolo e il 41-bis.

CONTINUIAMO A SCRIVERE AD ALFREDO!

È importantissimo continuare a scrivere al compagno Alfredo Cospito, tuttora in 41bis nel carcere di Bancali (Sassari). Il lavoro certosino (e spesso francamente incomprensibile e contraddittorio) dell’ufficio censura, insieme al pressapochismo tipico delle patrie galere e all’inaffidabilità delle poste italiane (strumento sempre più spesso appannaggio esclusivo delle comunicazioni galeotte), rende fortemente consigliato l’invio della corrispondenza attraverso sistemi tracciabili quali la raccomandata (anche senza ricevuta di ritorno) o la “Posta 1”. Il tagliando e il codice di tracciabilità permettono di conoscere lo stato della spedizione e intraprendere poi l’iter burocratico per cercare di sbloccare la corrispondenza, dato che gli agenti non sempre rendono noti i trattenimenti e la posta spesso semplicemente scompare. Invitiamo quindi tutti i solidali a scrivere e ad inviare scansione o foto dei tagliandi (o comunque dei codici di tracciabilità) alla Cassa Antirep delle Alpi Occidentali, che si incaricherà di raccoglierli e inviarli all’avvocato di Alfredo per fare i dovuti ricorsi e recuperare quante più lettere possibile. La solidarietà è un atto concreto, non lasceremo mai Alfredo da solo nelle mani dei boia di Stato: sommergiamolo di affetto anche attraverso lettere e cartoline!

L’indirizzo per scrivergli è: Alfredo Cospito C.C. “G.Bacchiddu” Strada Provinciale 56, n°4 Località Bancali 07100 Sassari

mentre per inviare le vostre ricevute: cassantirepalpi@autistici.org Contro tutte le galere!

Cassa AntiRep delle Alpi occidentali


VOGLIO UN MONDO SENZA CARCERE

VOGLIO UN MONDO SENZA CARCERE
Serata benefit contro tutte le galere, cassa anticarceraria vumsec.
3 Maggio Palestra Lupo, Catania.

H 18.00 Selecta Hip Hop
Giusè x Niero (PA)

H 20.00
Cena sociale

H 21.30 live hip hop
K19 Tribe (PA)
Giusè x Niero (PA)
Peppe Serpe x RBN Hood (CT)
Shili (ME)

Dj set Tekno
Mk-Bastard-Rat (PA)
Shili (ME)