Commentano giovani rivoltosx…
…“La festa comincia male, diventa finalmente nostra. Ci prendono sempre tutto; ci riprendiamo qualcosa!”
Il dirigente del Comune di Messina Salvo Puccio con determinazione n° 2901 del 16/04/2024 indice il bando di assunzione per cento agenti di polizia locale con la mansione di istruttore.
L’estendersi della necessità di personale di sicurezza e controllo sul territorio in un contesto normativo che si fa sempre più stringente e rivela la sua genetica fascista, travestita col nome “democrazia” è uno degli aspetti. Ma è molto curioso provare ricostruire uno dei fil rouge possibili che lega tra loro alcuni avvenimenti che ci piombano a cascata sulla testa, determinando il riassetto della polizia urbana nella città di Messina, anche. Risulta abbastanza confusionario ma, con il supporto del “senno di poi” (sigh!), si può abbozzare una ricostruzione dei fatti normativi e di concreta vita vissuta che hanno condotto, dal centro, al riassetto securitario di tutte le periferie. Il clima di guerra favorisce e lubrifica la possibilità di organizzare le regioni del regno in modo da creare compartimenti stagni controllabili, reprimibili e difendibili.
Il “ddl sicurezza” non ha fatto altro che starnazzare un cameratesco “PRESENTE” al richiamo della società militare, di guerra. Poi, aggirando lo stesso sistema burocratico frutto del loro garantismo, il legislatore ha promosso l’applicazione dei suoi dettami in maniera diramata, locale. Così che i diversi comuni, soleccitati dalle prefetture e da sceriffi vari hanno incominciato, a catena, ad implementare regolamenti di gestione della sicurezza urbana che sempre di più hanno ricalcato la ratio del “ddl sicurezza”. I comuni hanno istituito diverse forme di “zone rosse”, confermando la totale possibilità di personalizzazione dell’apparato securitario che, da oggi, si cuce su misura dei corpi che intende colpire e criminalizzare. A coronare il sogno nazional-securitario il decreto che ha ammesso, seguendo la formula emergenziale, le caratteristiche sempre più repressorie messe in atto di governo in governo. Dimostrando subito il rinnovato clima repressorio, sempre più acuito, attraverso le modalità operative delle forze dell’ordine ed armate. I più recenti interventi intrisi di violenza nel contesto di alcune TAZ a Milano e Bologna, dove le squadre in divisa hanno provato a farsi strada a suon di lacrimogeni e vandalizzazione dei mezzi in uscita dalle aree circondate dagli agenti; il cuneo messo in opera dai reparti anti-sommossa durante il corteo con Gaza tenutosi a Milano che ha di fatti diviso il corteo in due; le repressioni durante le celebrazioni del 25 Aprile in diverse città d’Italia; tutte queste operazioni, che si diluiscono tra il tantissimo sangue già versato, riconfermano ancora una volta qual’è il pasto (avvelenato) che ci stanno giorno per giorno servendo in questo squallido banchetto.
A Messina, nel frattempo la Prefettura sollecitava per la riorganizzazione del regolamento di polizia urbana e l’identificazione, da parte del Comune, di aree considerate “sensibili” ove il provvedimento del DACUR (divieto d’accesso urbano) sia considerato facilmente (termine giuridicamente profano) applicabile. Aree considerate particolarmente sotto attacco del degrado e che necessiterebbero della disinfestazione dei marginalizzatori e, così, la solitudine avanza. Preventivamente si è provveduti al riassetto di molti degli aspetti, tanto amministrativi quanto operativi, delle forze di polizia urbana in servizio sul territtorio. Si procede all’assunzione di nuovi agenti ed a somministrare nuove tipologie di addestramento per meglio inserirsi nelle nuove forme di servizio previste per questa forza di polizia sul territorio urbano. Aggiornato il regolamento di polizia urbana si richiede l’implemento di dotazione agli agenti della polizia municipale, fornendo scudi anti-sommossa, guanti con nocche rinforzate, caschi a visiera lunga, torce tattiche, ma soprattutto “adeguata formazione”. I kit speciali sono 40 ed più si aggiungo 10 kit specificatamente pensati per l’applicazione delle misure previste dal trattamento sanitario obbligatorio. Il tutto giustificato dalla più recente manifestazione No ponte che ha visto le strade di Messina attraversate da persone che non partecipavano ad una liturgia come un’altra, ma che, con determinazione, squarciavano lo status quo che affligge la quotidianeità di queste latitudini. Si è speso troppo tempo a quantificare i millilitri di vernice spray applicati sui muri di questa grigia città e non più di un niente alla considerazione di quanto avviene ex-post.
Partendo dai provvedimenti del consiglio comunale messinese, che si prefigge di implementare la sinergia con la questura nella gestione dell’ordine pubblico, vengono più volte menzionati i fatti del Carnevale Noponte e si chiama a gran voce l’isolamento. Infatti, per i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia e Lega le prossime manifestazioni contro la mega-opera dovrebbero avvenire “nell’inutile parcheggio d’interscambio di San Licandro”, zona pre-collinare del messinese. A parte l’aggettivo “inutile” riferito ad un’opera del comune all’interno di uno stesso provvedimento comunale che di per sè delinea il carattere tragi-comico della questione, resta predominante l’esercizio di cieco e sommario potere da parte dei soggetti istituzionali coinvolti, che nella loro continua ricerca di centralità da opinionisti si dimenticano il proverbiale “contare fino a dieci”.
Le mosse politico-istituzionali che ricalcano la stretta penale dei provvedimenti “sicurezza” non terminano qui, infatti in ordine cronologico, subito dopo la delibera comunale sopra citata, il comune messinese approva il già menzionato nuovo regolamento di polizia urbana, implementando una personalizzata e zanclea forma di “zone rosse”. E se, precedentemente, si era già imbastito il bando di conocorso per l’assunzione di nuove guardie del castello, adesso si prepara la ciliegina sulla torta con la previsione di ulteriore attrezzatura e formazione. Se la tipologia di attrezzatura non lascia spazio alla fantasia circa le rinnovate intenzioni del grande controllore Giardina (capo della polizia municipale messinese), qualche dubbio circa “l’adeguata formazione” forse bisognerebbe porselo. Certo ad utilizzare sti scudi e sti manganelli sappiamo bene chi lo insegna, essendo la polizia di stato incaricata alla gestione dell’ordine pubblico, soprattutto quello a cui fanno riferimento nella loro cieca corsa alla militarizzazione totale. Ma si potrebbe dedurre una qualche forma di collegamento tra le nuove assunzioni e le auspicate funzioni che dovrebbero ricoprire; se poi si aggiunge che una buona percentuale di posti per questo tipo di concorsi è riservato a persone che hanno partecipato a programmi come vfp1 (volontario in ferma prefissata per un anno), vfp4 (volontario in forma prefissata per quattro anni) o affini, si può presto intuire che tipo di preparazione pregressa è favorita e gradita.
Un salto a ritroso lo si può proporre qui, tornando alla scorsa stagione fredda, quella del 2024, quando la città di Messina sembra improvvisamente invasa da quantitativi di crack senza precedenti. Ogni fine settimana il servizio giornalistico dedicato ai risultati dei controlli sul territorio il termine “crack” spopola nella cronaca locale. Il culmine si raggiunge quando, scoperta l’america nella bacinella, ci si accorge che “i giovani” si drogano! Ma cosa ancora peggiore, lo fanno a cielo aperto e non nella suburbe dove tradizionalmente si immaginano collocate reiette e rietti, mettendo così costantemente a rischio la narrazione di una città tranquilla, esente da disperazione ed abbandono umano/sociale. Non in queste righe si vuole avanzare una riflessione sul clima sociale che ha permesso il tracollo di una comunità appesa ad un filo e certamente non è individuabile, il collasso sociale, nello schioppettare di queste pietre nelle pipe, ma certamente molto più in là, forse questa è solo una conseguenza. Ed, a scanso di equivoci, non vi è alcuna moralizzazione circa la ricerca di un’istante di serenità in questa o quell’altra sostanza. Fanculo l’antidoping! Il dato allarmante fu il sempre più intenso rapporto sinergico degli agenti di polizia municipale con quelli delle varie forze dell’ordine ed armate. Infatti, posti di blocco della municipale sempre affiancata da personale di polizia di stato, guardia di finanza o arma dei carabinieri; pattugliamenti congiunti; eccetera. Insomma un ménage à trois di sbirri.
L’attuale amministrazione a guida Basile segue pedissequamente i passi già percorsi dalla precedente genitore. Gia con la precednete amministrazione De Luca si avvertiva l’elevazione del corpo di polizia municipale a guardie personali dell’allora sceriffo che dichiarava arresti agli sbarchi delle navi traghetto durante la dichiarata pandemia e le misure di chiusura implentate, appunto, attraverso diversi decreti. Chi abitava Messina in quel momento potrà nitidamente ricordarsi le foto pubblicate sui social dall’allora sindaco di sex toys e profilattici rinvenuti nelle diverse case d’appuntamento dove i suoi agenti municipali irrompevano con la stessa prepotenza che tutto il mondo, ogni giorno, già è capace di dimostrare a chi abita i contorni di questo terribile buco nero.
Non era più evidentemente possibile concepire le forze di polizia municipale come l’ennesimo bacino per assunzioni di amici e parenti che faceva possibile l’immagine goliardica dell’agente municipale come un carapace della sorveglianza. Aumentano le ronde e la possibilità di presidiare sempre maggiori porzioni di territorio, sempre e soprattutto in vista della massiccia opposizione alla cantierizzazione delle rive dello Stretto, dicono.
Commenta Giardina: “L’operatore rischia […] servono almeno i caschi. Sono dispositivi di sicurezza e protezione, certo non vogliamo trasformarci in una polizia in stile sudamericano”…. che vorrà dire?!
E così, ringalluzzito l’umore di questi mai percepiti come sbirri, adesso vengono definitivamente inseriti nel grande pastone del braccio armato dello Stato, anche qui, nella sghignazzante città di Messina.