Monthly Archives: Settembre 2025

COMUNICATO IN SOLIDARIETÀ ALLE PERSONE ARRESTATE PER I FATTI DEL PRIMO MARZO IN SEGUITO AL CARNEVALE NO PONTE- L’UNICO INFILTRATO: IL PONTE SULLO STRETTO

Nella notte tra il nove ed il dieci settembre, tre compagnx sono state tratte in stato di arresto, e ora sono in carcere, rinchiusx con accuse che riguardano fatti avvenuti l’uno marzo di quest’anno, durante il Carnevale “No ponte, contro WeBuild e in solidarietà al popolo Palestinese”. Altrx compagnx, invece, sono statx perquisitx.

Le veline delle guardie confermano quanto emerso sui giornali nei giorni successivi al carnevale NO Ponte: già allora, immaginiamo su indicazione sbirresca, ci si scagliava contro “lx facinorosx arrivatx da fuori”.

Questo viene confermato dai tre arresti “cautelari” e dalle perquisizioni ai danni di compagnx pugliesi e di unx compagnx di Varese. 

D’altronde si sa, fin dai fatti di Genova nel 2001, che nella narrazione del dominio il dissenso e la conflittualità provengono sempre da corpi estranei al “territorio”, che lo attraversano solo per seminare devastazione e terrore.

Chi ha attraversato quella piazza sa che non è così: e da questa narrazione tossica vorremmo liberarci una volta per tutte, provando a restituire quello che i corpi in tensione verso la libertà hanno provato e agito per le strade di Messina l’uno marzo di quest’anno.

Due compagnx sono accusatx di lesioni gravissime, insieme – questo per tuttx e tre – a imbrattamento, concorso e resistenza aggravata nel corso di pubblica manifestazione. 

Ma la verità è che questo succede quando gli sgherri difendono i luoghi del potere: il primo marzo, su Viale Boccetta, la Digos difendeva la caserma dei carabinieri, respingendo chi si opponeva a chi stava a protezione di un luogo che viene usato per perpetrare soprusi, sopraffazioni e abusi. Allora le cariche, i manganelli, che si stoppano quando il corteo (bloccato all’incrocio dalle diverse camionette) viene fatto ripartire. Poi viene inscenata una corsa folle, perché lx manifestanti scendono la strada, alla cui fine è ubicata la guardia costiera, altro simbolo da difendere viste le morti in mare, visto che il Mediterraneo è stato trasformato in un cimitero. Un digossino cade, viene colpito, ma non è il solo: nella corsa per raggiungere il collega, colpiscono con due manganellate unx compagnx e un’altrx da quella corsa viene spinta a terra e travoltx. La prognosi per lo sbirro, che oggi porta all’arresto e alle accuse di “lesioni gravissime”, è di 135 gg per una spalla rotta. Verrebbe da ridere se non fosse vero, e se non fosse che alla terza persona arrestata viene contestata resistenza quando a fine corteo si inscena una caccia all’uomo per le vie del centro, a corteo finito.

《I padroni delle città, sempre più piene di telecamere indiscrete, sorvegliano ogni nostro passo a tutela del privilegio, prospettano il peggio (…) tribunali come sale operatorie e dopo la condanna, loculi del diametro di uno sputo, al cui interno sorprendere vite umane in nome della loro manifesta o potenziale pericolosità.》

(Estratto dall’opuscolo “non è forse questa guerra?!”)

L’UNICO INFILTRATO E’ IL PONTE

WeBuild, azienda che si occuperà della distruzione dello Stretto di Messina, ha all’attivo 61 cantieri, tra cui il raddoppio ferroviario Catania-Messina-Palermo, e negli scorsi anni ha realizzato nella base USA di Sigonella 14 edifici da adibire a uffici per uso militare e rimessaggio/attrezzaggio degli aeromobili, con specifica impiantistica radio/dati per operazioni militari aeree specialistiche.

E mentre la base viene usata con successo contro il popolo palestinese, aerei da guerra israeliani passano sulle nostre teste, e attaccano navi di solidali che si dirigono verso Gaza.

L’azienda firma nel 2023 un accordo con il DAP e il ministero della giustizia per la formazione di detenutx da “reinserire” nella società del capitale.

Webuild e il Ministero della Giustizia (tramite il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Dap) prevede la formazione e l’assunzione di detenuti per lavorare in progetti infrastrutturali, come i cantieri dell’Alta Velocità Napoli-Bari. Il progetto, iniziato a fine agosto 2025, mira al reinserimento sociale dei detenuti attraverso percorsi di formazione specialistica e lavoro, con la prima fase operativa avviata dalla Casa Circondariale di Benevento》.

La stessa sorte si augurano per il ponte sullo Stretto: che venga costruito dalle persone che hanno messo in gabbia.

Viene fatta passare come una grande operazione benefica e sociale, per abbattere i costi, creare nuovi posti di lavoro, massimizzare l’operatività dei cantieri, magari anche alleggerire per un po’ il sovraffollamento delle carceri. Ma la realtà è facile da capire: l’interesse è creare squadroni di detenutx-operaix facilmente ricattabili, che in cambio del loro sudore e del loro silenzio avranno l’occasione di uscire dall’inferno penitenziario per un po’.

E mentre a Gigi, compagno del campetto occupato di Giulianova, non è permesso di lavorare con le sue api, perché considerato “socialmente pericoloso” per lasciare i domiciliari dalla sua abitazione, i corpi dellx reclusx diventano così forza a servizio dei padroni. Perchè il “reinserimento” è buono e giusto solo se a servizio del profitto, incarnato da società come We Build, che costruisce luoghi di morte (come la sopracitata Sigonella) o che la morte la crea in prima persona, inquinando le falde acquifere da Nizza a Contesse, spargendo l’arsenico che estrae dalle montagne.

“CI TROVERETE VIVX”

Alla luce della giornata del carnevale e del dolore cui siamo sottopostx oggi, per l’arresto di tre compagnx, respingiamo con forza il retaggio che “è la conflittualità che ci mette nei guai”, conscx piuttosto che è l’unica via da percorrere. Mentre Gaza viene ridotta a brandelli, da questi ed altri padroni, mentre il popolo palestinese viene sterminato con la complicità dei governi tutti, mentre assistiamo a sempre più morti nelle carceri e nei cpr, mentre assistiamo a sgomberi di case occupate a favore delle speculazioni immobiliari (pensiamo a quelle di Remax sui territori occupati in Palestina come nei nostri quartieri), mentre comunità resistenti vengono sbattute fuori dai posti che hanno liberato dagli artigli dello stato, mentre interi quartieri vengono distrutti e lx abitanti deportatx, mentre le persone che abitano sullo Stretto perderanno la casa, il paesaggio, il luogo del “cuore”, quel minimo di ecosistema che permette di sopravvivere, mentre gli sbirri entrano a scuola a insegnare come funzionano le armi con lo scopo di addomesticare alla violenza del potere, mentre vediamo che anime come Andre, Gabri e Gui vengono strappate alle nostre comunità, siamo certx che l’unica opzione sia il conflitto contro lo stato e l’azione diretta contro il capitale ed i suoi sgherri. Poco importa se le nostre armi sono dei costumi di carnevale per sfuggire alla repressione e le vostre invece sono scudi e manganelli usati per difendere i luoghi che vorremmo vedere distrutti, non smetteremo di frapporci tra voi e le comunità che difendiamo, non smetteremo mai di sognare macerie delle prigioni, fiamme nei commissariati, fuoco nei CPR, solidarietà tra insortx, tuttx liberx.

Ci teniamo a sottolineare che qui, ed Andre, Gabri e Gui siamo certx non vorrebbero altro, auguriamo la libertà a tuttx le reclusx, da Tarek ad Anan, da Alfredo a Stecco, da Paska a Ghespe, da Juan ad Anna, a chiunque sia statx messx sotto chiave dallo stato, per mano e volontà dei suoi sgherri: FUOCO A OGNI GABBIA.

Di seguito le parole di un compagno, che facciamo nostre, di tuttx:

《E io mi vergogno di potere ancora guardare il cielo senza star riuscendo a combattere adeguatamente contro questo regno della menzogna istituita, che ogni giorno schiaccia vite viventi, tortura corpi e sensibilità, distrugge la terra. 

E per quanto le vicende collettive siano composte di una trama che eccede di gran lunga la nostra singolarità, la mia quota di responsabilità vorrei prendermela: e mi assilla il dubbio se sia stato giusto, sapendo che ci si erge – innanzi e contro – il più gelido dei gelidi mostri, organizzare a Messina un corteo per il quale era prevedibile che non ce l’avrebbero fatta passare liscia.

Ma non lascerò prendere piede a quel retaggio, più cattolico che cristiano, che interiorizza il senso di colpa invece di interrogare criticamente anche tutto ciò che lo circonda: e quindi, come ho scritto qualche giorno dopo quella manifestazione, nessun pentimento. 

Anzi: il più intenso rilancio di un’attitudine la meno rassegnata possibile alla catastrofe che tutto resti com’è, alla maledizione che il mondo dello sfruttamento, dei signori della guerra, del colonialismo e dell’estrattivismo continui così. 

Deve essere chiaro che a resistere alle cariche della polizia, quel giorno, sono state le prime file del corteo e non certo tre isolate teste calde: personalmente, anche se a un certo punto ho abbandonato il campo di battaglia per andare a gridare dal camion (che non accettavamo che la polizia facesse il bello e il cattivo tempo in un territorio nel quale a webuild era stato consentito di avvelenare i polmoni e le falde acquifere da Nizza a Contesse), ho preso una manganellata in testa che se non avessi avuto il casco mi avrebbe fatto molto male – e se c’è una cosa vera nel linguaggio orwelliano di questura e magistratura è che le “armi” con cui abbiamo fronteggiato il tutto erano davvero “improprie”. 

Stelle filanti, bombolette e pezzi raccattati da terra di quello striscione rinforzato talmente male da essere stato sbaragliato ai primi colpi di manganello (più qualche bottiglia vuota scagliata da lontano): a fronte di scudi pistole taser e manganelli. 

(Mai pensato infatti di poter sconfiggere lo Stato sul terreno militare…)

A Guì, Gabri ed Andre vorrei poter dare fisicamente il più fortissimo degli abbracci, e far sentire loro che anche se non possiamo liberarli dalle grinfie delle guardie, e non sappiamo distruggere quelle maledette sbarre, siamo con tutto il cuore al loro fianco.

(Come riuscirci? Personalmente, oltre a chiedere a chi legge, se può e vuole, di scrivere loro – perché la solidarietà è l’unica arma che non potranno mai scipparci dalle mani e sradicarci dalle viscere – mi sento di dire che cercherò di non conciliarmi mai, o comunque battendomi perché sia il meno possibile, con il sistema di apparenze allestito ogni giorno per educarci a disvedere e a non ribellarci.)

“Solo la generosità della vita che si vuole e che non sa di calcoli e prudenze può, ad ogni strappo, aprire di un poco le maglie della catena. Ogni caduta, individuale o no, è stata perché ha portato avanti, di un passo.”

In mezzo ai momenti di disperazione buia, cercherò sempre di non smarrire la gratitudine verso la vita che mi ha fatto incontrare le compagne e i compagni di lotta. E di essere il più all’altezza possibile di quel che ho avuto la fortuna di sentire e imparare nelle interazioni con loro.

“Bisogna fare profezie; si arrangeranno poi loro a compiersi”, scriveva John Keats a un amico.

E proviamoci dunque: 

Palestina libera

No ponte

Fuoco alle galere: liberx tuttx》


PER ESPRIMERE SOLDIARIETÀ ALLX RECLUSX :

-Guido Chiarappa

C/o Casa Circondariale di Varese, 

Via Felicità Morandi, 5, 21100 Varese (VA).

-Gabriele Maria Venturi

C/o C.c. di Napoli Poggioreale “Giuseppe Salvia”

Via nuova Poggioreale 167, 80143 – Napoli (NA)

-Andrea Berardi

C/o C. c. di Potenza “Andrea Santoro”

Via Appia 175, 85100 Potenza (PZ)


Per il sostegno economico è possibile mandare dei contributi alla cassa anticarceraria caricando la postepay numero 4023601012012746 intestata a Daniele Giaccone (causale: solidarietá NOPONTE). Per contattarci scrivere a: vumsec@canaglie.net 


SCARICA-STAMPA E DIFFONDI!!!!!!!!!


Sugli arresti (molto)post-Carnevale

Ieri ci siamo svegliate con una brutta notizia: 3 compagnx venutx a sostenere la lotta NOponte alla manifestazione del Carnevale del 1 marzo sono state arrestate nella notte (tra 9 e 10 settembre), e diverse hanno subito fermi e/o perquisizioni.

Per le notizie che abbiamo, le persone arrestate sono accusate, tra le altre cose, di resistenza, danneggiamento, imbrattamento, e due anche di lesioni.

Non ci stupisce ma come sempre ci colpisce la svergognata e pretestuosa narrazione del potere, che ha iniziato a farsi strada sui giornali con articoli tutti uguali, dai termini altisonanti, che riportano (evidentemente dalla velina della questura) la “progressione criminosa” del corteo, i comportamenti “trasmodanti la libera manifestazione del pensiero”, nonché la notizia (finora a noi sconosciuta) che un secondo poliziotto, l’1 marzo, abbia subito lesioni mentre identificava unx dex fermatx.

Come al solito, l’evidente squilibrio di potere, anche mediatico, viene utilizzato per ribaltare e normalizzare la realtà dei fatti.

La violenza, psicologica e fisica, messa in atto dalle forze dell’ordine il giorno del corteo (con la militarizzazione del centro città, la diffusione del panico tra le passanti, minacce e percosse alle manifestanti, cariche spettacolarizzate col corteo bloccato), ma anche nei giorni precedenti e in quelli successivi (in cui loschi figuri giravano per le città siciliane a chiedere alle persone se riconoscessero qualcuno nelle foto del corteo che avevano sul cellulare) viene totalmente normalizzata.

Così come viene normalizzato che per trovare il capro espiatorio da esporre alla pubblica gogna, l’1 marzo, reparti della celere siano stati fatti girare, a corteo finito, nelle strade della movida cittadina e fatti irrompere nella galleria Vittorio Emanuele, luogo chiuso e pieno di adolescenti che si facevano il sabato sera.

Così come è normalizzata la violenza che quella sera, quando due persone sono state “finalmente” fermate, è stata utilizzata per tentare di intimidirle, denigrarle, spaventarle…
E sarebbe da ridere se non fosse così schifoso, che proprio chi ha minacciato di sparare, chi ha ficcato la paletta in bocca durante il trasferimento in questura, chi ha negato di chiamare un avvocato e persino di bere dell’acqua, adesso accusi la sua prigioniera di avergli fatto violenza.

Non ci dilunghiamo oltre… non perché manchi materiale, ma abbiamo già scritto una dettagliata cronaca del teatrino messo in campo dalle istituzioni a ridosso del corteo (lo si può leggere QUI).

Dalle notizie che ci sono giunte, anche gli arresti, i fermi e le perquisizioni di ieri sono state all’altezza della violenza, della negazione dei diritti e della prepotenza già mostrate durante i giorni di marzo. Riportiamo alcuni resoconti diffusi dax compagnx QUI.

È utile ribadire, anche se dovrebbe essere scontato, che non faremo un passo indietro.

È altrettanto scontato (ma necessario ribadire) che rifiutiamo qualsiasi logica di “infiltrati venuti da fuori”: sentire l’ingiustizia sulla propria pelle, ovunque e a chiunque succeda, e mettersi in gioco per portare solidarietà e supporto è la base di ogni sensibilità per la vita.

Gli infiltrati sono ben altri…

Dalle cariche di polizia, ci teniamo inoltre a chiarire, si è difesa con determinazione (e ha difeso lx presentx) buona parte del corteo, non soltanto tre persone, che sono state estratte a caso dal mucchio e a cui sono state addossate tutte le responsabilità della resistenza.

È chiaro che le istituzioni tutte hanno deciso, già dall’inizio dell’anno, che la lotta NO ponte e in particolare le sue frange più determinate debbano essere il grande mostro da sbattere non solo in prigione ma anche in prima pagina per fare propaganda repressiva e lanciare un chiaro segnale: state zitte.

Non smetteremo di evidenziare, attaccare, difenderci dalla violenza delle istituzioni con i mezzi che abbiamo a disposizione.

Non smetteremo di difendere le nostre terre, le nostre compagne, le nostre vite.

Con i cuori stretti intorno alle arrestate, alle perquisite e alle intimidite.

Non vincerete mai.


Arresti e perquisizioni relativi al Carnevale NOponte

Apprendiamo che nella notte (tra il 9 e il 10 settembre) tre compagnx sono statx arrestatx in merito ai fatti del Carnevale NOponte dell’1marzo, e diversx hanno subito perquisizioni e/o fermi.

Riceviamo e diffondiamo alcuni resoconti della nottata.

*** *** *** da Bari 10/09/25 *** *** ***


Nella sera tra il 9 e il 10 settembre, in un piccolo paese della provincia di Bari, alcunx compagnx, hanno ricevuto la notizia dell’arresto di altrx tre compagnx G., A. e G. Questx, infatti, erano statx arrestatx rispettivamente a Napoli a Bari e a Varese, tuttx con molteplici accuse relative al corteo “Carnevale No Ponte” avvenuto a Messina nel marzo 2025.
Una volta ricevuta la notizia, lx compagnx hanno deciso di incontrarsi in una casa privata. Intorno alla mezzanotte, poco dopo aver raggiunto l’abitazione, lx compagnx hanno sentito bussare violentemente e ripetutamente alla porta. Sei agenti della DIGOS hanno intimato di uscire velocemente dall’abitazione. Una volta fuori hanno specificato di avere un mandato di perquisizione per la compagna S.
S. assieme ad un altro compagno sono statx caricatx nelle macchine della DIGOS e condottx all’abitazione dove risiede S.
Una volta entratx nell’abitazione, gli agenti della DIGOS sono raddoppiati. Inoltre è apparso evidente fin da subito che la metà degli agenti non proveniva da Bari. Come si legge dalle carte, sei di loro provenivano da Messina e l’obiettivo della perquisizione, oltre alla chiara intimidazione, era quello di recuperare materiale inerente alle indagini contro lx compagnx arrestatx. L’atteggiamento della DIGOS è stato quello di sempre, arrogante, violento e prevaricatore. L’abitazione è stata completamente rivoltata per sequestrare, oltre a due maschere di carnevale, dei poster e degli opuscoli di stampa anarchica. Intorno alle 01.30, dopo la perquisizione S., assieme ad un altro compagno, è stata portata nella questura di Bari per degli accertamenti, effettuare le foto segnaletiche e depositare le impronte digitali. S. ed il compagno che l’aveva accompagnata sono statx lasciatx liberx di andare solo dopo le 5 del mattino.

Al momento G. si trova nel carcere di Poggio Reale a Napoli, A. nel carcere di Bari e G. nel carcere di Varese.

Queste intimidazioni da parte dello stato non ci spaventano. Non faremo mancare la nostra solidarietà allx nostrx compagnx detenutx.

FUOCO AD OGNI GABBIA!
SIAMO TUTTX NO PONTE!

*** *** *** da Varese 10/09/25 *** *** ***

“NON È UN FILM” – UN’ALTRA OPERAZIONE SBIRRESCA CHE IRROMPE NELLE NOSTRE CASE

Verso la mezzanotte di martedì 9 settembre, una decina di sbirri, tra cui qualche faccia nota della digos di Varese, è entrata nella casa di un nostro compagno.
Hanno circondato le persone presenti intorno al divano obbligandole a stare sedutx e hanno subito ritirato i telefoni che hanno trovato in giro, senza dare informazioni o mostrare alcun mandato. L’unica informazione comunicata era che si trattava di notificare un avviso di garanzia.

Hanno iniziato una perquisizione superficiale della casa, distraendo dai loro movimenti le persone presenti e intimando loro di stare fermx, pertanto la perquisizione è avvenuta senza che nessunx compagnx potesse sincerarsi di cosa stesse avvenendo nelle stanze accanto.

La richiesta di poter contattare unx avvocatx è stata negata subito: “Non è un film”, hanno risposto.

La sbirraglia si è mossa indisturbata fra tutte le stanze della casa, senza comunicare nulla di quanto preso e lasciato.
Hanno chiesto a Guido tutti i suoi altri dispositivi, sequestrando computer, tablet, un altro computer e il telefono.

Dopo essersene appropriati, hanno detto a Guido che doveva andare in questura con loro.
Inizialmente sembrava fosse solo per verbalizzare la perquisizione, ma alla richiesta di spiegazioni non davano risposta. Gli hanno poi detto di preparare una borsa con dei vestiti, aggiungendo in seguito che doveva portare cinque cambi con sé.
Le motivazioni su quanto stava accadendo venivano date solo in seguito alle azioni, con modalità confuse e arroganti.
Alla domanda sul perché dovesse essere portato in questura e passarci la notte, due degli sbirri presenti si sono fatti riconoscere, chiedendogli se si ricordasse di loro. Il compagno non ricordava, quindi, scambiandosi prima uno sguardo e poi la domanda “glielo diciamo?”, gli hanno rivelato di essere gli sbirri di Messina e gli hanno consegnato il foglio con le accuse (violenza) che hanno portato al suo arresto.

Queste sono riferite ai fatti avvenuti durante e dopo il corteo NoPonte di marzo. Hanno aggiunto la frase “il collega ha ancora il braccio rotto”. Per queste accuse hanno proceduto con la notifica dell’applicazione di una misura cautelare. Non siamo riuscite a leggere che tipo di misura nello specifico.
Al momento Gui si trova nel carcere di Varese: sappiamo che dovrà rimanerci perché entro cinque giorni gli verrà fatto un interrogatorio di garanzia.

Evidentemente ci vien da aggiungere che se da Marzo il braccio del collega è ancora rotto, probabilmente “era già così”.

Sappiamo anche che ci sono altrx due compagnx coinvoltx in questa operazione repressiva. Arrestatx a Napoli e Bari, attualmente detenutx al carcere di Poggioreale e di Bari, a seguito di perquisizioni in casa e la notte passata in questura. A loro va tutta la nostra solidarietà.

SOLIDARIETÀ A GUI BAK E ANDRE

L’UNICO PONTE CHE VOGLIAMO È LA SOLIDARIETÀ TRA INSORTX

Per scrivere:

Casa Circondariale di Varese
Via Felicità Morandi, 5
21100 Varese (VA)
NOME COGNOME

Gabriele Maria Venturi
C/o C.c. di Napoli Poggioreale “Giuseppe Salvia”
Via nuova Poggioreale 167, 80143 – Napoli

Andrea Berardi
C/o Casa circondariale di Bari “Francesco Rucci”
Via Alcide De Gasperi 307, 70125 – Bari

*** *** *** da Napoli e Bari 12/09/25 *** *** ***

STATO ZEBBI: ARRESTI E PERQUISIZIONI A BARI E NAPOLI PER IL CARNEVALE NO PONTE DI MESSINA

Il 9 settembre alle ore 20 G scende da un bus a Napoli insieme ad una compagna e mentre prendevano gli zaini sono statx accerchiatx da 6 digossini e 3 poliziotti.I digossini chiedono i documenti ad entrambx dicendo che è un normale controllo di polizia, lx compagnx fermate riconoscono due Digos di Bari che negano di conoscerli e sapere di cosa si tratta.Dopo pochi minuti dicono che G. doveva salire in macchina con loro per essere portato in questura, per una notifica. G chiede di chiamare l’avvocato e gli viene negato dicendo che se ne occuperà direttamente la digos, una volta in questura G. decide di chiamare e gli viene sequestrato violentemente il telefono, lo stesso succede alla compagna.

Gli sbirri insistono per andare in questura, per una notifica erogata dalla questura di Lecce a G., e la compagna richiede di andare insieme per avere informazioni su cosa sta succedendo.

Dopo lunghe tarantelle e intimidazioni, vengono perquisitx e portatx in questura in due macchine diverse.

Una volta arrivatx G. è portato in una stanza assieme ai digossini, e la compagna viene accompagnata nell’ufficio di un’ispettrice. Passano 6 ore nelle quali nessunx dice niente alla compagna, che piu volte chiede cosa sta succedendo, quanto tempo ci vuole, se puo vedere G. All’ una G informa la compagna di essere in arresto per fatti relativi al Carnevale No ponte di Messina, senza aver ancora mai parlato con il suo avvocato e senza sapere di cosa è accusatx. Dopo poco viene ammanettato e portato in carcere a Poggio reale.

Non ci bastava la digos di Bari mo’ pure quella di Messina.

Alle 22.30 del 9 settembre A. usciva da un locale con due persone e fin da subito sono state notate due macchine appostate lì nei pressi. Erano auto della digos che prontamente si sono accodate alla macchina in cui c’era A. e l’hanno accerchiata: una davanti, una dietro e una terza sul lato.La digos a quel punto ha dichiarato che si trattava di un normale controllo di polizia smentendosi, però, subito dopo perché hanno comunicato che avrebbero portat A. in Questura per una semplice notifica, sequestrandogli il telefono e impedendogli di sentire l’avvocato. Hanno detto ax compagnx di non preoccuparsi perché sarebbero stat avvisat una volta in Questura e che avrebbero telefonato loro all’avvocato. Pare, inoltre, che la rimessa in moto della macchina sia stata rallentata per evitare che questa seguisse l’auto in cui c’era A.

Scopriamo poi che invece di essere portat in Questura A. ha subito due perquisizioni: una nell’abitazione di residenza e l’altra nel domicilio. Le informazioni che abbiamo relativamente alla seconda è che, oltre ad esserci stati 5 digossini più l’avvocato d’ufficio, sono stati visionati gli spazi comuni, hanno provato a guardare dentro la stanza di uno dei coinquilini e sono stati sequestrati dei telefoni, un computer, un quaderno e delle bombolette spray.

In più durante la perquisizione è stato detto ad A. di portare dei cambi con sè perché sarebbe stat portat in carcera non prima però di passare la notte in Questura e fotosegnalazione in Commissariato.

L’unica informazione ufficiale che riceviamo è alla mattina, ben dopo 12 ore dal “normale controllo”, dall’avvocato d’ufficio che ci informa del trasferimento di A. in carcere.

Oggi è fissato l’interrogatorio di garanzia e ieri pomeriggio ci sarebbe dovuta essere una chiamata con l’avvocato, ma questo non è avvenuto. A. è da due giorni in custodia cautelare e ancora non ha potuto confrontarsi con il suo avvocato.Ieri mattina ci svegliamo con la notizia che A. è stat trasferit a Potenza e non ci risulta difficile pensare che la motivazione altro non sia che allontanarl da compagnx e amicizie..

Non sarà questo a fermare la solidarietà e la rabbia.

Restiamo vicinx allx compagnx arrestatx, in quella piazza c’eravamo e continueremo ad esserci, unite contro il ponte, a difendere con i nostri corpi ed i territori colonizzati vittime di devastazione e soprusi.

La mattina dell’11 A. è stato spostato al carcere di Potenza, pensiamo come forma di punizione a seguito del saluto di solidarietà portate da alcunx compagnx sotto il carcere di Bari la sera del 10. Durante il saluto c’era come usanza un dispiegamento di celere e digos, che ha più volte minacciato lx compagnx di denunciarlx.

Mostrare solidarietà è fondamentale, non lasciare mai sole compagni vittime della violenza repressiva dello Stato.

FUOCO ALLE GALERE, TRIBUNALI E MAGISTRATITUTTX LIBERXHURRYIASOLIDARIETÁ ALLX COMPAGNX RECLUSXIL PROGRESSO CI DISTRUGGE,DISTRUGGIAMO IL PROGESSO