
[MESSINA]
DUE GIORNI A FIANCO DELLX IMPUTATX DEL CARNEVALE NO PONTE ED OPERAZIONE IPOGEO:
16/12 ORE 16:30: PIAZZA CASA PIA, chiacchiere ed aggiornamenti/ Vinbrulè benefit
17/12 ORE 9.00: PRESENZA SOLIDALE AL TRIBUNALE DI MESSINA
Mercoledì 17 si terrà la prima udienza del processo contro il Carnevale No Ponte per il quale Andre, Gui e Bak sono statx ricnhiusx in carcere e poi agli arresti domiciliari come misura cautelare. L’operazione repressiva orchestrata dalla procura di Messina e sostenuta dalla stampa – se non anche da certi altri sinistri personaggi – puntava a sostenere la narrazione dex violentx venutx da fuori e dellx infiltratx per far passare l’idea che ci sia un’unica via per opporsi alla costruzione di quell’opera devastatrice che è il ponte sullo Stretto.
Una via pacificata, come vuole lo Stato, che ci preferirebbe ciechi davanti alle violenze – da quelle che avvengono qui in Sicilia a quelle genocidiarie in Palestina.
E invece non staremo a osservare passivamente un genocidio in diretta televisiva, né tantomeno le infrastrutture che lo rendono possibile: opere di importanza strategico-militare, porti destinati al transito di guerra, fabbriche d’armi, poliziotti attrezzati come dei soldati, basi militari. Un elenco interminabile di soprusi.
Per garantirsi la legittimità di portare avanti la guerra esterna l’Italia, come tutti i paesi del blocco NATO, pratica una repressione interna fatta di sbirri e galera per chiunque si opponga a queste tecnologie di morte. Così in Inghilterra Palestine Action viene dichiarata organizzazione terroristica e alcunx dellx suox membrx rinchiusx in galera per terrorismo, dopo aver preso di mira le fabbriche di armi di Elbit e Leonardo.
In Italia, Anan, Alì e Mansour rischiano condanne rispettivamente a 12, 9 e 7 anni di reclusione per il crimine, denunciato dallo stato assassino di Israele, di aver collaborato all’organizzazione di un attacco a una colonia israeliana in Cisgiordania. Anan ha dichiarato ai giudici italiani che se il suo reato è aver supportato la resistenza palestinese, ossia aver fatto la cosa giusta, davvero non sente di doversi difendere da questa accusa.
L’Imam di Torino è invece rinchiuso nel CPR di Caltanissetta per aver partecipato a diversi cortei e per aver detto, in riferimento al 7 ottobre 2023, che lx oppressx possono difendersi come meglio credono.
Qui da noi, 23 carceri e 2 CPR evocano e mettono in atto quotidianamente la violenza di questa guerra interna contro chi non rientra disciplinatamente nei ranghi.
In risposta al Decreto Sicurezza, che sancisce sotto forma di legge lo stato di guerra interna in cui ci troviamo, un corteo determinato e rabbioso sfilava a maggio di quest’anno per le vie di Catania.
Davanti al carcere di piazza Lanza è esploso, costringendo la sbirraglia alla difensiva e alla fuga.
Anche stavolta la risposta repressiva non si è fatta attendere: una valanga di denunce, perquisizioni in diverse case tra Catania, Palermo, Messina, Siracusa e Bari. Tre compagnx, Luigi, Bak e Ale, sono in carcere con vari capi d’accusa, tra cui devastazione e saccheggio e rapina. Anche in questo caso, la retorica di questura e stampa è stata quella dei buoni e dei cattivi: chi mette in campo pratiche che eccedono il recinto della legalità è da considerare come un infiltratx e dunque da isolare.
Di fronte a tutto ciò, non c’è da cedere alla paura e cadere nella trappola dell’isolamento. Lo sciopero della fame dei Prisoners for Palestine nelle carceri britanniche trova eco anche in Italia, con la solidarietà di Stecco. La resistenza giornaliera nelle città e nelle campagne delle persone razializzate,di chi viene privato della propria casa, di chi si rivolta nelle carceri e nei CPR, l’insubordinazione contro le zone rosse, fino alle giornate di sciopero di fine settembre e inizio ottobre in cui con grande determinazione sono state bloccate merci, tangenziali, magazzini, stazioni, porti in solidarietà con il popolo Palestinese: tutto questo ci indica di seguire la nostra rabbia.
Se per lo Stato la rivolta contro questo schifo di mondo è violenza, allora ben venga la violenza. Una violenza che si opponga alla ferocia della macchina repressiva che tutela il capitale e i suoi interessi.
Col cuore strettx allx compagnx in carcere, e il desiderio di riempire le piazze e non lasciarlx solx.
Che lo sperpero del proferire non sia pretesto al tacere.
Che la rapina del significare non sia la tomba di ogni giudizio
ALE ANDRE BAK GUI LUIGI LIBERX SUBITO!!!
LIBERX TUTTX!!
CON LA PALESTINA NEL CUORE
NO AL PONTE SULLO STRETTO
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